Nascita e sviluppo dell’identità europea

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Creato Mercoledì, 23 Novembre 2022 Ultima modifica il Mercoledì, 23 Novembre 2022
 
 
 
Nascita e sviluppo dell’identità europea[1]
 
di Edoardo Pusillo

 
Definire l’identità europea è, sotto taluni aspetti, difficile. Ma non impossibile. Ci troviamo di fronte ad una identità estremamente complessa. Complessa perché, a differenza di altre identità che nascono dall’uguaglianza o se vogliamo dalla similitudine dei soggetti presenti in un determinato territorio, l’identità europea nasce, all’opposto, dalle molteplici diversità e differenze. L’Europa, geograficamente intesa, è costituita da un territorio molto esteso ed i suoi abitanti sono diversi per tradizioni, usanze e lingue.
 
Oggi l’Europa rappresenta  una società multiculturale e quindi per analizzare l’identità europea occorre inevitabilmente gettare uno sguardo al passato.
 
 L’Europa storicamente non ha avuto confini geograficamente stabiliti ed immutati nel tempo. E’ una vasta area che, per la sua conformazione, ha fatto per secoli, anzi per millenni, i conti con ondate migratorie, da est e da ovest, da nord e da sud. Il grande linguista e saggista che fu ministro della Pubblica istruzione, Tullio de Mauro, nel suo libro In Europa son già 103 (titolo che si riferisce al numero delle lingue parlate in Europa) sottolinea: «Non è noto se sia stata Europa, la bella fanciulla rapita da Zeus, ad aver dato il nome  al continente europeo  o se, al contrario, il significato geografico è più antico. Certo che secoli dopo troviamo il nome Europa per designare, anche se in modo vago, terre e Paesi a nord della Grecia e cioè grossomodo la parte centrale e settentrionale della penisola balcanica, dalla Macedonia verso il Danubio»[2].
 
L’Europa conosciuta dagli antichi è diversa da quella che oggi abbiamo davanti, cioè quella vasto territorio che va dall’Atlantico agli Urali e dalla penisola scandinava alle coste settentrionali del Mediterraneo. E l’ampliamento geografico ha, conseguentemente, comportato l’inclusione di nuovi popoli, in altre parole: ha spostato i suoi confini geografici ma pure quelli culturali[3].
 
Il nome Europa deriva dal mito. Europa, figlia di Agenore, re di Tiro e Sidone (nell’attuale Siria), e di  Telefassa, è una bellissima fanciulla solita  ad andare a passeggiare con le ancelle sulla spiaggia di Sidone. Zeus, re di tutti gli dei, la più importante divinità dell’Olimpo, è particolarmente sensibile al fascino femminile e quando la vede decide di rapirla. Per riuscire ad avvicinarla sfrutta il suo potere di trasformarsi ed assume le sembianze di un bianco toro. Raggiunge la spiaggia e va a sdraiarsi accanto alla bella Europa. Lei sulle prime è titubante e incuriosita ma poco dopo si avvicina all’animale, lo accarezza e, ingannata dalla sua apparente mansuetudine, gli sale in groppa. Immediatamente il toro si alzò e corre  verso il mare. Nonostante  le urla disperate della fanciulla l’animale si getta tra le onde e si allontana dalla riva.
 
Sempre stando al racconto mitologico Zeus, con in groppa Europa, raggiunge Creta. Il dio dell’Olimpo riprende le sue sembianze, ama la fanciulla e la rende madre di tre figli: Minosse, Sarpedone e Radamanto.
 
Il mito del “ratto di Europa” probabilmente alludeva già ad un legame di civiltà, la civiltà greca e quella cretese. Europa rappresenterebbe quindi l’involontaria artefice dell’originario incontro tra mondi e culture diverse.
 
Una curiosità: tanti pittori famosi, da Tiziano a Rembrant, si sono ispirati al il “ratto di Europa” per realizzare dei veri capolavori artistici. Europa portata via del toro bianco è anche l’immagine presente sul retro delle monete greche da due euro.
 
Guardando alla storia dell’Europa così come alla storia dell’origine dell’identità europea, possiamo ragionevolmente affermate che è contraddistinta proprio dalla compresenza di popoli sopraggiunti in tempi successivi, e ripetute mescolanze  tra i nuovi arrivati  ed i gruppi già insediati. Nel corso dei secoli  l’Europa è stata occupata da popoli diversi i quali hanno cacciato  o sottomesso quelli preesistenti, e da queste ondate migratorie sono derivati processi di assimilazione e di integrazione[4].
 
Cosa significa ciò? Significa che l’identità europea è stata, ed è, caratterizzata dall’incontro di altre culture, usanze, abitudini e via dicendo. Un processo che è stato certamente più marcato rispetto a quanto è avvenuto nel corso dei secoli nel resto del mondo.
 
E’ quindi dall’integrazione di diverse culture l’elemento da cui bisogna partire per definire l’identità europea. L’identità europea possiamo quindi dire è una identità culturale evolutasi attraverso la complessità di interazioni con altre culture.
Per spiegare il concetto di una identità culturale evolutasi attraverso l’interazione con altre culture prendo in prestito le parole di un sociologo americano, Ralph Linton (Filadelfia 1893 - New Haven 1953) che è stato docente nelle università del Wisconsin ed a Yale. Linton era solito introdurre la prima lezione di antropologia spiegando agli studenti l’influenza reciproca tra culture, usanze e costumi e lo spiegava illustrando, con parole molto semplici, la giornata di un americano medio. In sintesi, osservava Linton: <Il cittadino americano medio si sveglia in un letto costruito secondo un modello che ebbe origine nel vicino Oriente, ma che venne poi modificato nel Nord Europa. Egli scosta le lenzuola e le coperte che possono essere di cotone, pianta originaria dell’India, o di lino, pianta originaria del vicino Oriente, o di lana di pecora, animale originariamente domesticato sempre nel vicino Oriente, o di seta, il cui uso fu scoperto in Cina, Si infila i mocassini inventati dagli indiani […] e va nel bagno i cui accessori  sono un misto di invenzioni europee e americane, entrambe di data recente.. Si leva il pigiama, indumento creato in India, e si lava con il sapone, inventato dalle antiche popolazioni galliche  […]  Al ristorante viene a contatto con tutta una nuova serie di elementi presi da altre culture: il suo piatto è fatto di un tipo di terraglia inventato in Cina, il suo coltello è in acciaio, lega fatta, per la prima volta, nell’India del sud, la forchetta ha origini medioevali italiane, il cucchiaio è un derivato dell’originale romano. Prende il caffè, pianta abissina, e mangia delle cialde, dolci fatti, secondo una tecnica scandinava, con il frumento originario dell’Asia minore […]>.
 
Ecco dimostrato che ogni cultura, usanza o costume  non è altro che il risultato di interazioni con altre culture, usanze, tradizioni e, aggiungo io, scoperte appartenenti a popoli diversi ed a diverse epoche storiche.
 
Analogamente a quanto avviene per l’identità  personale, anche l’identità dell’Europa è il prodotto di interazioni.
 
Certamente, osserverà qualcuno, non tutto ciò che “arriva” dall’estero è positivo, non tutte le abitudini o usanze sono condivisibili in base alla personalità di ognuno di noi, alla cultura, agli ideali, alle tradizioni, (l’italiano è certamente diverso dal francese, il francese è diverso dallo spagnolo e via dicendo) ma ciò che è innegabile è che l’identità europea è il frutto di feedback per usare una parola moderna, cioè il reciproco influenzarsi con altre culture.  Un po’ come avviene per le lingue in quel processo che in linguistica si chiama neologia. Tutte le lingue si arricchiscano di nuove parole, spesso attinte da altri idiomi quando è necessario. Alcune parole restano ed entrano a far parte del vocabolario, altre spariscono.
 
Tzvetan  Zodorov (1939 -2017), sociologo e saggista bulgaro, sintetizza così il concetto di identità europea:  <L’identità europea  consiste … nell’accettare la pluralità delle entità che formano l’Europa e trarne profitto>. Talvolta l’esistenza in uno stesso territorio di tanti Stati diversi tra loro può rappresentare un ostacolo allo sviluppo  ma il più delle volte i vantaggi prevalgono sugli inconvenienti. Le parole di Zodorov  ci fanno riflettere ricordandoci che la pluralità e la diversità di culture sono per gli europei una eredità ma nello stesso tempo costituiscono una opportunità ed a questo proposito ricorda come Cristoforo Colombo è riuscito a compiere la sua impresa <respinto da un primo principe, quello del Portogallo, si è recato presso  un secondo (il re di Inghilterra), poi un terzo (il re di Francia), e un quarto (in Spagna)  prima di trovare nella regina Isabella di Castiglia il mecenate  delle sue spedizioni. Se l’Europa fosse stata un impero unificato, il rifiuto  del primo e unico principe avrebbe significato la fine dei suoi progetti …>[5]. Viene naturale pensare che  se ci fosse stata una uniformità di pensiero, di intenti, di giudizio e via dicendo il nostro illustre concittadino non  sarebbe mai salpato con le tre caravelle.
 
Trattando di identità europea non possiamo non parlare di Unione europea. L’Ue con i suoi 27 Stati membri non è l’Europa nella sua totale rappresentazione geografica ma certamente è la sua espressione politica.
E proprio a sottolineare l’identità europea frutto di interazioni con altre culture è il motto dell’Ue: “Uniti nella diversità”. Sotto certi aspetti potrebbe sembrare un ossimoro, in oltre mezzo secolo di storia quella che oggi è l’Unione Europea ha infatti sempre cercato, attraverso un lungo processo di integrazione, l’unità (il mercato unico, la moneta unica, le politiche comuni e via dicendo), ma per quanto riguarda le culture ha, sin da subito, rispettato, anzi strenuamente difeso, la diversità.
In che cosa siamo uniti allora ci si chiede? Siamo uniti nella diversità, nell’essere tutti diversi ma legati in un progetto di destino comune. Il motto dell'Unione europea, usato per la prima volta nel 2000, precisa la stessa Unione europea <sta ad indicare come, attraverso l'UE, gli europei siano riusciti ad operare insieme a favore della pace e della prosperità, mantenendo al tempo stesso la ricchezza delle diverse culture, tradizioni e lingue del continente>[6].
Se parliamo di identità europea dobbiamo necessariamente fare riferimento anche alle conclusioni del Consiglio europeo che si svolse  a Colonia nel giugno 1999 quando gli allora capo di Stato e di Governo dei Paesi membri dell’Ue decisero che era giunto il momento di porre al centro del processo di integrazione non solo l’economia, non le politiche comuni ma l’uomo con i suoi valori. In altre parole l’integrazione economica europea ormai stata realizzata, così come la moneta unica, mancava però quell’unione di valori condivisi che, pur nel rispetto delle diversità culturali  e linguistiche degli Stati membri, costituiscono il vincolo dell’Unione. E’ nata così la Carta dei diritti fondamentali, un documento fondamentale per poter definire quale è l’identità europea perché originato dalla consapevolezza che per proseguire il cammino dell’integrazione era necessario definire i valori comuni europei. 
Tale consapevolezza è alla base  della dichiarazione finale del Consiglio europeo che nel giugno 1999 si tenne a Colonia in Germania quando i capi di Stato e di Governo dichiarando che <La tutela dei diritti fondamentali costituisce un principio fondatore dell'Unione europea e il presupposto indispensabile della sua legittimità> sostenendo quindi la necessità di  <elaborare una Carta di tali diritti al fine di sancirne in modo visibile l'importanza capitale …>.
La Carta dei diritti fondamentali dell’UE ha una struttura semplice ed essenziale. E’ composta da un preambolo e sette capitoli: dignità, libertà. uguaglianza, solidarietà, cittadinanza, giustizia e disposizioni finali.
L’elemento caratterizzante della nostra appartenenza all’Europa è la “cittadinanza europea”. La cittadinanza  infatti è quel vincolo giuridico che lega il popolo ad un territorio, che fa nascere diritti e doveri. La cittadinanza europea  oggi è una realtà che unisce sotto un unico vincolo di appartenenza persone di diversi Stati europei.
La cittadinanza europea, diversamente dalle altre cittadinanze che, come sappiamo, si acquistano al momento dalla nascita o al verificarsi di determinati eventi come matrimonio, adozione, naturalizzazione ecc, si acquista automaticamente. Nel senso che, come sancisce, il Trattato sull’Unione europea nella sua versione consolidata <È cittadino dell'Unione chiunque abbia la cittadinanza di uno Stato membro> precisando che <La cittadinanza dell'Unione si aggiunge alla cittadinanza nazionale e non la sostituisce>[7].
 
Concludendo mi viene da pensare all’unità d’Italia, a quel grande passo della nostra storia che ha prodotto una nuova identità. Oltre centocinquant’anni fa tutti gli abitanti del nuovo Stato si sono inevitabilmente sentiti in parte legati alla propria terra d’origine, in parte italiani.  La neonata italianità non ha però cancellato le radici di ognuno. Essere fiorentini, genovesi oppure romani non ha impedito alle persone di sentirsi contemporaneamente anche italiani. In un futuro molto prossimo ognuno di noi sarà pienamente consapevole di essere europeo condividendo valori comuni  ma resterà nel proprio intimo anche italiano, spagnolo, francese e via dicendo.
 
Zygmunt Bauman (1925 – 2017) uno dei più influenti pensatori del mondo sostenne che: <il futuro dell’Europa politica dipende dalle sorti della cultura europea. E questa a sua volta […] dipende  dalla nostra padronanza dell’arte di trasformare la differenziazione culturale da passiva  in attiva, di vedere in essa non qualcosa da tollerare  ma da esaltare, di accettarla come risorsa …>[8]
 
Cito a questo proposito Charles Darwin (1809 – 1882), il grande studioso, naturalista ed antropologo britannico passato alla storia per aver formulato la “teoria dell’evoluzione” delle specie animali e vegetali.   Darwin disse: <Non è la specie più forte a sopravvivere, e nemmeno la più intelligente. Sopravvive la specie più predisposta al cambiamento>.
L’identità europea è stata originata delle interazioni tra culture, usanze e tradizioni diverse, è stata caratterizzata dalla capacità di adattamento e della condivisione delle diversità e la sua sopravvivenza dipenderà ancora dalla capacità degli europei di saper accettare le trasformazioni ed i cambiamenti, senza per questo dover necessariamente perdere le diverse identità nazionali.
 
 
 
 


[1] Il testo raccoglie e analizza gli aspetti fondamentali della lezione tenuta  l’11 novembre 2022 ad Uni. Senior. - Genova.

[2] Tullio De Mauro, In Europa son già 103, Bari, Laterza, 2015.

[3] Cfr. Edoardo Pusillo, L’identità culturale europea tra utopia e realtà, in Gli scrittori italiani e l’Europa, atti dal convegno internazionale di studi a cura di Francesco De Nicola, Ed Gammarò, Sestri Levante, 2017.

[4] Pietro Rossi, L’identità europea, il Mulino, Bologna, 2007

[5] Tzvetan  Zodorov , L’identità europea, Garzanti, Milano, 2019.

[6] Unione europea https://european-union.europa.eu/principles-countries-history/symbols/eu-motto_it

[7] Art 9 TUE

[8] Zygmunt Bauman , L’Europa è un’ avventura, ed Laterza,  pag 153.