Comunicato stampa ANSA - Roma 29 Marzo 2022

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Comunicato stampa ANSA - Roma 29 Marzo 2022

EST:Centro Alta formazione diplomazia a Ponza emblema della pace 2022-03-29 19:00 Centro Alta formazione diplomazia a Ponza emblema della pace Apre speranze ai giovani impegnati per prevenire i conflitti 
ROMA
(ANSA) - ROMA, 29 MAR - Alla luce dell'attuale guerra in Ucraina, il Centro per alta formazione, diplomazia scientifica e sostenibilità progettato nell'isola di Ponza apre nuove speranze per i giovani e le donne del Mediterraneo che cooperano per prevenire i conflitti nella nostra regione. A questa  conclusione sono giunti rappresentanti delle istituzioni internazionali e degli esperti delle organizzazioni della società civile in occasione del convegno internazionale che la Rete Italiana per il Dialogo Euro-mediterraneo (Ride) ha organizzato oggi in forma ibrida presso la Sala Conferenze Spazio Europa della Commissione Europea e gli uffici del Parlamento a Roma. In nome della cooperazione e della fratellanza tra le diverse identità collettive mediterranee, l'obiettivo dell'iniziativa è quello di sviluppare il Centro come emblema della cultura e della pace, nonché della tutela dell'ambiente, della cucina identitaria e della lotta contro ogni forma di discriminazione . La partecipazione dei responsabili israeliani e palestinesi delle rispettive reti nazionali della società civile (HoNs) all'interno della Fondazione Euro-Med Anna Lindh (ALF), nonché di diversi rappresentanti istituzionali, conferma ancora una volta l'impegno costante e reale di Ride di una diplomazia pacifica, che unisca i popoli e le comunità in conflitto. I rappresentanti turco, giordano, marocchino, palestinese, israeliano, egiziano, tedesco e italiano hanno avviato insieme il progetto di riconversione della Villa Tortora di Ponza, edificio della Regione Lazio, in un luogo di incontro euromediterraneo al centro del Mar Mediterraneo, rivolto principalmente ai giovani e alle donne del Mediterraneo, riportando alla luce una località di proprietà pubblica lasciata in rovina dal 2008. (ANSA).
COM-LDN/ S0A QBXB

Comunicato stampa Ucraina 08 03 2022

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Oksana Zabuzhko: “Gli ucraini lottano per liberare l'Europa dallo spettro del totalitarismo”

Comunicati stampa
08-03-2022 - 14:21

In occasione della Giornata Internazionale della Donna, l'autrice ucraina Oksana Zabuzhko si è rivolta ai deputati per parlare della situazione delle sue concittadine sotto attacco russo.
Oggi a mezzogiorno, subito prima del discorso di Oksana Zabuzhko nell'emiciclo di Strasburgo, la Presidente del PE Metsola ha dichiarato: ''In questa giornata, il termine celebrazione non è esattamente quello da utilizzare. In Ucraina, vediamo le donne resistere, alzarsi e prendere le armi contro il loro aggressore. È un privilegio avere con noi una donna e una scrittrice ucraina che mostra, con la sua letteratura e la sua voce ferma, la forza delle donne ucraine di fronte all'oppressione. Queste donne
coraggiose e resistenti sono un'ispirazione per tutti noi, perché difendono gli stessi valori europei che noi sosteniamo". 
Oksana Zabuzhko, che ha lasciato l'Ucraina due settimane fa solamente con un bagaglio a mano, ha sottolineato che nei suoi scritti era solita dar voce alle donne nella lotta per i loro diritti, ma che ora, per la prima volta, si trova a difendere il diritto delle donne alla loro stessa vita. Ha poi aggiunto: "Non posso che ammirare le mie compagne che combattono a fianco dei nostri uomini, che gestiscono la distribuzione dei rifornimenti nelle nostre città assediate e che partoriscono nei rifugi antiatomici sorvegliate da medici online. Il problema è che le bombe di Putin non saranno fermate dalla forza del nostro spirito". 
Sulle intenzioni di Putin, ha affermato: ''Molte vite avrebbero potuto essere salvate se l'UE e gli Stati Uniti si fossero svegliati otto anni fa quando ha invaso la Crimea. Un nuovo Hitler era pronto a riprendere da dove il precedente aveva lasciato. Sono qui per dirvi, come scrittrice che ha una certa conoscenza del linguaggio, che questa è già una guerra, non solo un conflitto locale. Fidatevi di Putin quando pronuncia le sue ambizioni. Non abbiate paura di proteggere il cielo sopra coloro che vi combattono per liberare l'Europa da questo spettro di nuovo totalitarismo''.
A seguito del suo discorso, i rappresentanti dei gruppi politici hanno lodato il coraggio degli ucraini che difendono il loro paese e i condivisi valori UE. Hanno anche ricordato che, come spesso accade in queste circostanze, le donne e le ragazze sono tra i gruppi più vulnerabili. Hanno infine lodato le donne russe e bielorusse che manifestano coraggiosamente per le strade e che non sono d'accordo con questa guerra. 
Oksana Zabuzhko è nata nel 1960 a Lutsk (Ucraina). Il suo romanzo ''Fieldwork in Ukrainian Sex'', tradotto in sedici lingue, l'ha portata nel 1996 all’attenzione della scena letteraria internazionale. Ha pubblicato altri diciotto libri, tra cui il premiato romanzo ''Il museo dei segreti abbandonati'' (2009). È anche una figura pubblica di spicco in Ucraina che si batte per la democrazia.
https://www.europarl.europa.eu/news/it/press-room/20220304IPR24786/zabuzhko-l-ucraina-lotta-per-liberare-l-europa-dallo-spettro-del-totalitarismo#:~:text=Contatti%3A-,Federico%20DE%20GIROLAMO,%C2%A0,-(%2B32)%20498%2098

 

Comunicato stampa 11 11 2021

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Comunicato stampa
11.11 2021

Un anno dopo la sentenza del Tribunale costituzionale polacco, i deputati chiedono al governo di revocare il divieto che mette a rischio la vita delle donne.

Lo scorso settembre, una donna polacca di 30 anni è morta di shock setticemico perché i suoi medici, a causa delle restrizioni imposte all'aborto legale in Polonia, non le hanno praticato un aborto terapeutico, aspettando invece che morisse il feto. In una risoluzione adottata giovedì, i deputati chiedono al governo polacco di garantire che "non una donna di più" in Polonia perda la vita a causa di questa legge restrittiva.

Il testo è stato approvato con 373 voti favorevoli, 124 contrari e 55 astensioni.

Garantire l'accesso a servizi abortivi sicuri, legali e gratuiti

I deputati ribadiscono la loro ferma condanna per la sentenza pronunciata dal Tribunale costituzionale illegittimo il 22 ottobre 2020, che impone un divieto di aborto pressoché assoluto e mette a repentaglio la salute e la vita delle donne. Invitano il governo polacco a garantire rapidamente e pienamente l'accesso a servizi di aborto sicuri, legali e gratuiti per tutte le donne.

A causa di questa legislazione oppressiva, le donne sono spinte a ricorrere forme all’aborto non sicuro, a recarsi all'estero per abortire o a portare a termine la gravidanza contro la loro volontà, anche in caso di malformazione grave o mortale del feto. Il Parlamento invita quindi i Paesi UE a cooperare più efficacemente per facilitare l'accesso transfrontaliero ai servizi abortivi, ad esempio garantendo alle donne polacche l'accesso a un aborto gratuito e sicuro in altri sistemi sanitari nazionali.

La situazione in Polonia continua a peggiorare
I deputati condannano il contesto sempre più ostile e violento per i difensori dei diritti umani delle donne in Polonia e invitano le autorità polacche a garantire loro il diritto di esprimersi pubblicamente senza timore di ripercussioni o minacce. Inoltre, condannano fermamente l'uso sproporzionato della violenza contro i manifestanti da parte delle autorità di contrasto e invitano le autorità polacche a garantire che i responsabili degli attacchi ai manifestanti siano chiamati a rispondere delle loro azioni.


Sottolineando che la sentenza sull'aborto è un ulteriore esempio di acquisizione del controllo politico da parte della magistratura e del collasso sistemico dello Stato di diritto in Polonia, i deputati invitano il Consiglio UE ad affrontare la questione nella sua indagine sulla situazione dello Stato di diritto in Polonia, ampliando l’ambito di applicazione delle sue audizioni.

Contesto

Il 22 ottobre 2020, il Tribunale costituzionale polacco ha dichiarato incostituzionale la disposizione della legge del 1993 sulle condizioni per l’interruzione di gravidanza. Tale legge consentiva l'aborto nei casi in cui gli esami prenatali o altre considerazioni mediche indicassero un'alta probabilità di anomalia grave e irreversibile o di una malattia incurabile pericolosa per la vita del feto. Questo ha comportato un divieto di aborto de facto, dal momento che la stragrande maggioranza degli aborti legali effettuati in Polonia si basava sul suddetto motivo.

Negli ultimi 10 mesi, solo 300 donne polacche hanno avuto accesso ai servizi per l’aborto negli ospedali a causa di una minaccia per la vita e la salute. Nell'ultimo anno, Aborto senza frontiere ha aiutato 34.000 donne provenienti dalla Polonia ad accedere all’aborto, che rappresenta solo una frazione del numero totale di donne polacche che necessitano di sostegno per accedere a questo servizio.

Contatti
Federico DE GIROLAMO Addetto stampa PE



UNA CITTADINANZA PER L’EUROPA, PROGETTO POLITICO E NUOVA IDENTITA'

di Edoardo Pusillo, docente a.c. di Diritto dell’Unione europea
e membro del Comitato Scientifico del CEDU OdV– Italia

- Novembre 2021 -

 

La cittadinanza europea è il presupposto che più di ogni altro identifica l’“appartenenza” all’Unione europea.  E cittadini europei sono tutti i cittadini dei Paesi Ue che condividono un progetto politico comune.

Tzvetan  Zodorov, filosofo e saggista bulgaro naturalizzato francese, ha sottolineato che <un’idea politica accresce la sue efficacia se è sostenuta non solo da interessi comune, ma anche da passioni condivise, che si mettono in moto solo se ci sentiamo toccati nella nostra identità …>[1]. Va da sè che il sentimento di un’identità comune, suggellata da una cittadinanza comune, dà maggior forza al progetto europeo.

L’Europa unita, con i suoi 27 Stati membri e gli oltre 500 milioni di cittadini, rappresenta oggi, a livello internazionale, il più avanzato modello di integrazione, e non solo economica. Si tratta di un modello caratterizzato sia dal processo di attribuzione all’Ue di competenze cedute dagli Stati membri, dal Mercato comune e dalle politiche comuni e pure, aspetto non meno importante, dal riconoscimento della cittadinanza europea..

Jacques Delors[2], storico presidente della Commisisone europea, sostenne: <non vi può essere una avventura collettiva  senza promozione della cittadinanza>.

E la cittadinanza europea, coinvolgendo uomini e donne nel progressivo evolversi dell’integrazione ha innegabilmente rafforzato il concetto di appartenenza all’Unione promuovendo una nuova identità, l’identità europea. Una identità multiculturale e multilinguistica.

Relativamente all’identità europea sempre Tzvetan Zodorov ha spiegato che <L’Unione europea non ha  … l’ambizione di  annullare la specificità degli Stati che la compongono, né sul piano economico e sociale, né  su quello delle strutture giuridiche e amministrative: il suo progetto  non è di costruire uno Stato europeo, o un popolo europeo,  ma di unire quelli che già esistono …>[3].

Nel processo di integrazione che ci ha portato sino all’attuale Ue tanti sono stati i fattori che lo hanno caratterizzato e condizionato ma il fattore “lavoro” è stato innegabilmente di fondamentale importanza. La volontà politica di realizzare un’Europa unita aveva infatti individuato come obiettivo la creazione di un mercato comune generale, cioè l’estensione del funzionamento dei mercati nazionali ai Paesi membri con la creazione di uno spazio economico uniforme all’interno del quale era assicurata la libera circolazione  delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali (le cosiddette quattro libertà fondamentali di circolazione) ma che conservava le frontiere doganali interne[4]. E’ stato conseguentemente inevitabile permettere ai lavoratori degli Stati membri di circolare liberamente all’interno del citato “Mercato comune”. Anzi la libera circolazione della manodopera è stata sin da subito legata indissolubilmente alla realizzazione della Comunità Economica Europea (CEE), divenuta poi, nel corso degli anni, Unione europea

Il timore di movimenti incontrollati di disoccupati  o di persone alla  ricerca di condizioni salariali migliori portò però a riconoscere inizialmente il diritto di circolazione solamente ai lavoratori  in possesso di un contratto di lavoro nel Paese di destinazione. Detto questo la libera circolazione dei lavoratori ci porta a fare due considerazioni:

- la coesistenza su uno stesso territorio di lavoratori nazionali e lavoratori stranieri (in quanto appartenenti ad uno Stato diverso da quello di destinazione) ha dato  origine ad una nuova cateriogia di lavoratori, i lavoratori stranieri comunitari o più semplicemente i lavoratrori comunitari;

- la presenza di lavoratori comunitari portò gli Stati a dover riconoscere anche a costoro i fondamentali diritti economici e sociali  (e proprio il riconoscimento di taluni diritti il lavoratore straniero comunitario fu definito anche “straniero privilegiato”).

Emersa la necessità di riconoscere diritti a persone di un altro Stato che vivevano stabilmente sul territorio dello Stato ospitante e, con il loro lavoro, contribuivano al progresso economico e sociale, il lavoratore comunitario diventò componente del mondo del lavoro europeo in quanto soggetto economicamente attivo ed iniziò ben presto ad avere accesso a tutti i diritti riconosciuti ai lavoratori dello Stato ospitante.

Nell’ambito del processo di integrazione l’Europa diede così vita ad una figura intermedia tra il cittadino (il titolare di tutti i diritti dello Stato) e lo straniero (l’escluso dai diritti), cioè il “lavoratore straniero comunitario” ed è grazie a questa nuova figura che i rappresentanti dei Governi degli Stati europei iniziarono ad ipotizzare della cocreta necessità di istituire un nuova cittadinanza.

Di cittadinanza europea si è parlato per anni ma solo con il Trattato di Maastricht firmato il 7 febbraio 1992 nell’omonima città sita nei Paesi Bassi, sulle rive del Mosa, ed entrato in vigore il 1° novembre 1993, il nuovo “rapporto di appartenenza” all’Unione ha ottenuto rilevanza giuridica. Gli allora dodici Stati membri dopo avere enunciato la volontà di raggiungere <una nuova tappa  nel processo di creazione di una unione  sempre più stretta tra i popoli dell’Europa ….>[5], indicarono tra gli obiettivi futuri dell’Unione quello di <…rafforzare la tutele e gli interessi dei cittadini dei suoi Stati membri mediante l’istituzione di una cittadinanza dell’Unione…>[6]. Questa disposizione, contenuta nei primissimi articoli del Trattato sull’Unione europea,  rappresenta  “l’atto di nascita”, se così lo possiamo definire, della cittadinanza europea. Questo  “atto”  è ribadito nel Trattato sul funzionamento dell’Unione europea che sancisce: <È istituita una cittadinanza dell'Unione … >[7].

La cittadinanza europea appartiene a tutte le persone fisiche che sono cittadini di uno Stato membro. Stabilisce infatti il Trattato sull’Unione europea: <È cittadino dell'Unione chiunque abbia la cittadinanza di uno Stato membro>[8]. Il primo elemento che caratterizza l’appartenenza all’Ue è l’acquisizione automatica. Gli Stati restano competenti a determinare i modi ed i criteri di conferimento della loro cittadinanza nazionale, ma una volta riconosciuta ad una persona la cittadinanza nazionale essa, automaticamente, diventa anche cittadino europeo.

Quando detto rappresenta un elemento di discontinuità rispetto al modi di acquisizione della cittadinanza generalmente riconosciuti ed applicati dagli Stati (ovvero lo jus sanguinis, jus soli, la naturalizzazione ecc).

La cittadinanza europea è pertanto una cittadinanza “derivata” dalla cittadinanza nazionale o meglio “aggiuntiva”. La qualifica di cittadinanza aggiuntiva  risulta senza alcun dubbio da quanto stabilito ulteriormente dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea che stabilisce: <La cittadinanza dell'Unione si aggiunge alla cittadinanza nazionale e non la sostituisce … >[9],  viene infatti utlizzato il termine “si aggiunge … ” anziché “è complementare … ” come era stato in precedenza previsto nella CE[10]. Adelina Adinolfi e Claudia Morviducci sottolineano, a questo proposito, che la qualifica di cittadinanza aggiuntiva <separrebbe la cittadinanza europea da quella nazionale, di cui non sarebbe più un completamento, e la configurerebbe come una vera e propria seconda cittadinanza, dotata di “autonomia di status”>[11].

L’ autonomo status”  della cittadinza europea porta ad un tema  di non poca rilevanza: considerando che l’acquisto della cittadinanza europea è automatica, la perdita, verrebbe da pensare, avverrebbe altrettanto automaticamente oppure no? In altre parole, qualora uno Stato decida di uscire dall’Ue tutti i suoi cittadini perderebbero la cittadinanza europea?  De resto se viene meno il fondamentale presupposto  della cittadinanza europea, ovvero il perdurare del vincolo associativo di uno Stato di cui si è cittadini, a rigor di logica viene meno anche l’appartenenza all’Europa dei cittadini di detto Stato con le inevitabili ripercussioni su rapporti di lavoro, libertà di circolazione ecc. Questa considerazione però apparirebbe contrastare con  la qualifica di cittadinaza “aggiuntiva” e quell’“autonomia di status” di cui si è detto. Ad oggi l’unico caso concreto è stata la Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Ue,  uscita che ha comportato la perdita della cittadinza europea da parte dei  cittadini britannici ma non pochi questioni da risolvere, in particolare quelle legate alle libertà di circolazione ed ai diritti di coloro che risidevano, lavoravano oppure avevano proprietà in uno Stato dell’Ue.

Poiché la cittadinanza implica un legame caratterizzato dalla conseguente esistenza di situazioni di vantaggio e di svantaggio, cioè di  diritti e di doveri connessi al vincolo giuridico istaurato, al pari di ogni cittadinanza anche quella europea presuppone la sussitenza di diritti e doveri europei. Adelina Adinolfi e Claudia Morviducci sottolineano che <i primi erano espressamente elencati e disciplinati nel Trattato ed avrebbero costituito  anche oggetto di norme secondarie, mentre i secondi  sono rimasti una mera enunciazione, senza contenuto concreto, benchè si sia talvolta fatto cenno alla possibilità di istituire forme di tassazione o di servizio civile>[12].

I diritti dei cittadini europei sono ben definiti ed elencati e la cittadinanza europea consente infatti di godere di diritti supplementari  rispetto a quelli attribuiti  dalla cittadinanza di uno Stato membro. I doveri non sono infatti stati enunciati ma sussite un generrico riferimento  nel Trattato sul funzionamento dell’ Unione europea che precisa: <I cittadini dell'Unione godono dei diritti e sono soggetti ai doveri previsti nei Trattati … >[13].  I doveri europei finiscono con essere compresi nel rapporti di ogni Stato (e quindi dei suoi cittadini) con l’Unione europea.  L’Unione dispone infatti di un ordinamento giuridico autonomo che, nell’ambito delle sue competenze, è in grado di condizionare il diritto interno degli Stati membri, modificandolo o integrandolo, l’Ue ha quindi una propria, autonoma, competenza normativa che si realizza attraverso atti di diritto derivato. In virtù del vincolo di adesione all’Ue gli Stati membri <adottano tutte le misure di diritto interno necessarie per l'attuazione degli atti giuridicamente vincolanti dell'Unione>[14]. Gli Stati hanno quindi l’obbligo di tener conto e adeguare il proprio ordinamento giuridico alle norme europee. E le norme europee recepite dalla legislazione statale e qualora abbiano rilevanza per quanto attiene  i doveri rappresentrano un vero e proprio obbligo giuridico per tutti i cittadini degli Stati membri.

I diritti “aggiuntivi” dei cittadini europei (“aggiuntivi” in quanto si aggiungono ai diritti derivanti dalla cittadianza nazionale) sono elencati nel trattato sull’Unione europea e nella Carta dei diritti foindamentali dell’Unione europea. Essi sono:

  1. il diritto di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri e stabilirvisi per esercitare un’attività in modo stabile (il cosiddetto diritto di stabilimento);
  2. il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni del Parlamento europeo nello Stato membro di residenza alle stesse condizioni dei cittadini di quello Stato;
  3. il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali nello Stato membro di residenza alle stesse condizioni dei cittadini di quello Stato;
  4. il diritto di godere nel territorio di un Paese terzo, nel quale lo Stato membro di origine e del quale si ha la cittadinanza, non è rappresentato, della tutela delle autorità diplomatiche e consolari di qualsiasi Stato dell’Unione alle stesse condizioni dei cittadini di quello Stato;
  5. di  presentare una petizione[15] al Parlamento europeo;
  6. di rivolgersi al Mediatore europeo nei casi di cattiva amministrazione delle istituzioni e degli organi europei;
  7. di rivolgersi alle istituzioni e agli organi consultivi dell'Unione in una delle lingue ufficiali  e ricevere la risposta nella stessa lingua;
  8. inoltre, i cittadini (almeno un milione) possono chiedere alla Commissione  di presentare una proposta legislativa su una materia in cui ritengono necessario un atto giuridico dell'Unione ai fini dell’attuazione dei Trattati[16].

La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea dedica alla cittadinanza europea l’intero titolo V[17]. La Carta, ribadendo i diritti aggiuntivi, inserisce il “diritto ad una buona amministrazione” precisando < … ogni persona ha diritto a che le questioni che la riguardano siano trattate in modo imparziale ed equo ed entro un termine ragionevole dalle istituzioni, organi e organismi dell’Unione>[18].

Infine, è importante sottolinare che i diritti del cittadino europeo non sono, come si dice, “un numero chiuso”  ma come stabilisce lo stesso TFUE  <… il Consiglio, deliberando all'unanimità secondo una procedura legislativa speciale e previa approvazione del Parlamento europeo, può adottare disposizioni intese a completare i diritti elencati … Tali disposizioni entrano in vigore previa approvazione degli Stati membri, conformemente alle rispettive norme costituzionali >[19]. In pratica si prospetta l’eventualità di un arricchimento dello status di cittadino dell’Unione senza la necessità di ricorrere ad una modifica dei Trattati[20].

 


[1] Tzvetan  Zodorov , L’identità europea, Garzanti , Milano, p 11.

[2] Jacques Delors, politico ed economista francese, fu presidente della Commisisone europea per dieci anni, dal 1985  al 1995.

[3] Tzvetan  Zodorov, L’identità europea, ed Garzanti, Milano, p 23.

[4] Cfr  AAVV, Dizionario dell’Unione europea, Edizioni giuridiche Simone, 2000.

[5] Art. 2 del Trattato sull’Unione europea.

[6] Art. 3 del Trattato sull’Unione europea.

[7] Art 20 TFUE.

[8] Art 9 TUE.

[9] Art 20 TFUE.

[10] Art 17 CE.

[11] Adelina Adinolfi e Claudia Morviducci, Elementi di diritto dell’Unione europea, Giappichelli editore, Torino, 2020, p 245.

[12] Adelina Adinolfi e Claudia Morviducci, Elementi di diritto dell’Unione europea, Giappichelli editore, Torino, 2020, p 243.

[13] Art 20 paragr 2 TFUE.

[14] Art 291 primo paragrafo TFUE.

[15] Si tratta del diritto del popolo di rivolgersi per iscritto ad un’autorità per chiedere provvedimenti su questioni di interesse comune. Il diritto di petizione è nato in Inghilterra alla fine del Medioevo fu poi accolto in numerosi ordinamenti costituzionali.

[16] Si tratta del cosiddetto “Diritto d’iniziativa dei cittadini europei”.

[17] Artt 39 – 46.

[18] Art 41 paragr 1 Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

[19] Art 25 TFUE.

[20] Cfr. Giorgio Gaja, Introduzione al diritto comunitario, Editori Laterza, Bari, 2003.

 

Gennaio aprile 2021 Seminario creditizzato per gli studenti della Scuola di Scienze Umanistiche - Diritti Umani. Origini, sviluppi e tendenze contemporanee

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Notizie del Parlamento Europeo 2021

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Comunicato Stampa

22 10 2021

Le commissioni e le delegazioni del PE terranno una serie di discussioni e audizioni pubbliche su temi legati alla parità di genere.

 

Dopo il successo dell'edizione, lanciata dalla commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere nell'ottobre 2020, il Parlamento europeo terrà una seconda settimana europea per l'uguaglianza di genere dal 25 al 28 ottobre. Diverse commissioni e delegazioni parlamentari organizzeranno sessioni che affronteranno le questioni relative alla parità di genere nei rispettivi settori politici.

Per evidenziare solo alcuni dei numerosi eventi in corso, la delegazione all'Assemblea parlamentare paritetica UE-Turchia terrà uno scambio di opinioni sul ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul, lunedì pomeriggio. La commissione per l'occupazione e gli affari sociali discuterà la parità di genere e l'impatto socioeconomico della pandemia di COVID-19, mentre la commissione per i problemi economici e monetari terrà un'audizione pubblica su come progettare la ripresa per proteggere le donne e promuovere la parità di genere, entrambi martedì pomeriggio. Mercoledì la commissione giuridica terrà uno scambio di opinioni sulla direttiva sulle donne nei consigli di amministrazione , un fascicolo legislativo bloccato in Consiglio da molti anni.

La commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere terrà diversi eventi mercoledì, tra cui una conferenza sul futuro dell'Europa, evento collaterale su "costruire un'economia inclusiva per le donne nella trasformazione verde e digitale". Sempre mercoledì, si terrà un'audizione su ''Migliorare l'uguaglianza di genere attraverso un'azione europea comune sulla cura'' con i commissari Šuica (Democrazia e demografia), Schmit (Lavoro e diritti sociali) e Dalli (Uguaglianza). Giovedì pomeriggio, il direttore dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE), Carlien Scheele, presenterà al Comitato per i diritti delle donne i risultati del Gender Equality Index 2021 , con un focus speciale sulla salute.

Citazioni

Invista della seconda settimana europea per l'uguaglianza di genere, il presidente del PE David Sassoliha dichiarato: "Non posso che esprimere la mia soddisfazione per il successo di questa iniziativa, lanciata appena un anno fa nel pieno della pandemia, e che stiamo promuovendo anche quest'anno, con un'ampia partecipazione di molte commissioni del Parlamento europeo e parlamentari Delegazioni. Siamo entusiasti dell'uguaglianza di genere, ma dobbiamo impegnarcitutti, ogni giorno, per promuovere una forma di uguaglianza che vada oltre la mera retorica, che aumenti il nostro impegno in tutti i settori in cui le donne soffrono ancora di emarginazione o svantaggio sociale. L'uguaglianza deve essere de facto. Ciò che sta accadendo in Afghanistan, ma anche all'interno dei nostri confini, è un monito per le nostre società. Le politiche discriminatorie non vengono abolite per sempre. Il coraggio,la tenacia e la voce delle donne che hanno combattuto e che continuano a lottare per i propri diritti devono ispirarci a raggiungere un approccio integrato e globale al genere, perché siamo tutte uguali, oggi e sempre».

 

Dal 25 al 28 ottobre molte commissioni e delegazioni del PE terranno sessioni su temi legati alla parità di genere. 

 

Le commissioni e le delegazioni del PE terranno una serie di discussioni e audizioni pubbliche su temi legati alla parità di genere.

 

Dopo il successo dell'edizione, lanciata dalla commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere nell'ottobre 2020, il Parlamento europeo terrà una seconda settimana europea per l'uguaglianza di genere dal 25 al 28 ottobre. Diverse commissioni e delegazioni parlamentari organizzeranno sessioni che affronteranno le questioni relative alla parità di genere nei rispettivi settori politici.

Per evidenziare solo alcuni dei numerosi eventi in corso, la delegazione all'Assemblea parlamentare paritetica UE-Turchia terrà uno scambio di opinioni sul ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul, lunedì pomeriggio. La commissione per l'occupazione e gli affari sociali discuterà la parità di genere e l'impatto socioeconomico della pandemia di COVID-19, mentre la commissione per i problemi economici e monetari terrà un'audizione pubblica su come progettare la ripresa per proteggere le donne e promuovere la parità di genere, entrambi martedì pomeriggio. Mercoledì la commissione giuridica terrà uno scambio di opinioni sulla direttiva sulle donne nei consigli di amministrazione , un fascicolo legislativo bloccato in Consiglio da molti anni.

La commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere terrà diversi eventi mercoledì, tra cui una conferenza sul futuro dell'Europa, evento collaterale su "costruire un'economia inclusiva per le donne nella trasformazione verde e digitale". Sempre mercoledì, si terrà un'audizione su ''Migliorare l'uguaglianza di genere attraverso un'azione europea comune sulla cura'' con i commissari Šuica (Democrazia e demografia), Schmit (Lavoro e diritti sociali) e Dalli (Uguaglianza). Giovedì pomeriggio, il direttore dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE), Carlien Scheele, presenterà al Comitato per i diritti delle donne i risultati del Gender Equality Index 2021 , con un focus speciale sulla salute.


Citazioni 

Invista della seconda settimana europea per l'uguaglianza di genere, il presidente del PE David Sassoli ha dichiarato: "Non posso che esprimere la mia soddisfazione per il successo di questa iniziativa, lanciata appena un anno fa nel pieno della pandemia, e che stiamo promuovendo anche quest'anno, con un'ampia partecipazione di molte commissioni del Parlamento europeo e parlamentari Delegazioni. Siamo entusiasti dell'uguaglianza di genere, ma dobbiamo impegnarci tutti, ogni giorno, per promuovere una forma di uguaglianza che vada oltre la mera retorica, che aumenti il nostro impegno in tutti i settori in cui le donne soffrono ancora di emarginazione o svantaggio sociale. L'uguaglianza deve essere de facto. Ciò che sta accadendo in Afghanistan, ma anche all'interno dei nostri confini, è un monito per le nostre società. Le politiche discriminatorie non vengono abolite per sempre. Il coraggio,la tenacia e la voce delle donne che hanno combattuto e che continuano a lottare per i propri diritti devono ispirarci a raggiungere un approccio integrato eglobale al genere, perché siamo tutte uguali, oggi e sempre».

La presidente della commissione per i diritti delle donne Evelyn Regner (S&D, AT) ha aggiunto: "Dopo il successo della prima settimana europea per l'uguaglianza di genere nel 2020, ancora più comitati e delegazioni hanno aderito alla seconda edizione. Questo sviluppo estremamente positivo dimostra che raggiungere l'uguaglianza di genere è un compito che possiamo svolgere solo insieme. È una questione trasversale che tocca tutti gli aspetti della vita e credo fermamente che se stiamo insieme, possiamo aiutare tutti a raggiungere una vita migliore! Questo è particolarmente importante nella ripresa post-pandemia sforzi e nell'attuazione delle lezioni apprese da questa crisi. Ora dobbiamo mantenere le nostre promesse per migliori condizioni di lavoro, salari più alti, lotta alla violenza di genere e molto altro ancora! Insieme, facciamo in modo che questa seconda settimana per l'uguaglianza di genere sia un successo".

Contatti:

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11.11 2021 

Un anno dopo la sentenza del Tribunale costituzionale polacco, i deputati chiedono al governo di revocare il divieto che mette a rischio la vita delle donne.

 

Lo scorso settembre, una donna polacca di 30 anni è morta di shock setticemico perché i suoi medici, a causa delle restrizioni imposte all'aborto legale in Polonia, non le hanno praticato un aborto terapeutico, aspettando invece che morisse il feto. In una risoluzione adottata giovedì, i deputati chiedono al governo polacco di garantire che "non una donna di più" in Polonia perda la vita a causa di questa legge restrittiva.

 

Il testo è stato approvato con 373 voti favorevoli, 124 contrari e 55 astensioni.

 

Garantire l'accesso a servizi abortivi sicuri, legali e gratuiti

 I deputati ribadiscono la loro ferma condanna per la sentenza pronunciata dal Tribunale costituzionale illegittimo il 22 ottobre 2020, che impone un divieto di aborto pressoché assoluto e mette a repentaglio la salute e la vita delle donne. Invitano il governo polacco a garantire rapidamente e pienamente l'accesso a servizi di aborto sicuri, legali e gratuiti per tutte le donne.

A causa di questa legislazione oppressiva, le donne sono spinte a ricorrere forme all’aborto non sicuro, a recarsi all'estero per abortire o a portare a termine la gravidanza contro la loro volontà, anche in caso di malformazione grave o mortale del feto. Il Parlamento invita quindi i Paesi UE a cooperare più efficacemente per facilitare l'accesso transfrontaliero ai servizi abortivi, ad esempio garantendo alle donne polacche l'accesso a un aborto gratuito e sicuro in altri sistemi sanitari nazionali.

 

La situazione in Polonia continua a peggiorare
I deputati condannano il contesto sempre più ostile e violento per i difensori dei diritti umani delle donne in Polonia e invitano le autorità polacche a garantire loro il diritto di esprimersi pubblicamente senza timore di ripercussioni o minacce. Inoltre, condannano fermamente l'uso sproporzionato della violenza contro i manifestanti da parte delle autorità di contrasto e invitano le autorità polacche a garantire che i responsabili degli attacchi ai manifestanti siano chiamati a rispondere delle loro azioni.

Sottolineando che la sentenza sull'aborto è un ulteriore esempio di acquisizione del controllo politico da parte della magistratura e del collasso sistemico dello Stato di diritto in Polonia, i deputati invitano il Consiglio UE ad affrontare la questione nella sua indagine sulla situazione dello Stato di diritto in Polonia, ampliando l’ambito di applicazione delle sue audizioni.

 

Contesto

Il 22 ottobre 2020, il Tribunale costituzionale polacco ha dichiarato incostituzionale la disposizione della legge del 1993 sulle condizioni per l’interruzione di gravidanza. Tale legge consentiva l'aborto nei casi in cui gli esami prenatali o altre considerazioni mediche indicassero un'alta probabilità di anomalia grave e irreversibile o di una malattia incurabile pericolosa per la vita del feto. Questo ha comportato un divieto di aborto de facto, dal momento che la stragrande maggioranza degli aborti legali effettuati in Polonia si basava sul suddetto motivo.

Negli ultimi 10 mesi, solo 300 donne polacche hanno avuto accesso ai servizi per l’aborto negli ospedali a causa di una minaccia per la vita e la salute. Nell'ultimo anno, Aborto senza frontiere ha aiutato 34.000 donne provenienti dalla Polonia ad accedere all’aborto, che rappresenta solo una frazione del numero totale di donne polacche che necessitano di sostegno per accedere a questo servizio.

 

Contatti:

  • Federico DE GIROLAMO Addetto stampa PE

    (+32) 2 28 31389 (BXL) (+33) 3 881 72850 (STR) (+32) 498 98 35 91 

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PARERE sui diritti umani e la democrazia nel mondo e sulla politica dell'Unione europea in materia – relazione annuale 2021 - PE697.571v03-00

27/11/2021

 

PARERE sui diritti umani e la democrazia nel mondo e sulla politica dell'Unione europea in materia – relazione annuale 2021
Commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere
Hilde Vautmans

Fonte : © Unione europea, 2021 - PE

 

 

Comunicato stampa

16 09 2021

L'UE deve distinguere tra il governo russo e il popolo russo

  • Intensificare il lavoro con i paesi partner e la società civile per rafforzare le tendenze a favore della democrazia in Russia

  • Imporre sanzioni quando necessario, contrastare il flusso di denaro sporco e sostenere gli attivisti per i diritti umani

Il Parlamento afferma che l'UE deve respingere le politiche aggressive, gettando le basi per la cooperazione con una futura Russia democratica.

Valutando lo stato delle relazioni UE-Russia, il Parlamento europeo chiarisce di distinguere tra il popolo russo e il regime del presidente Vladimir Putin. Quest'ultimo è, afferma il Parlamento, una "cleptocrazia autoritaria stagnante guidata da un presidente a vita circondato da una cerchia di oligarchi".

I deputati sottolineano, tuttavia, che un futuro democratico per la Russia è possibile e che il Consiglio deve adottare una strategia dell'UE per questo scenario, che includa incentivi e condizioni per rafforzare le tendenze democratiche interne.

Il testo è stato approvato con 494 voti favorevoli, 103 contrari e 72 astenuti. Collaborare con partner affini per rafforzare la democrazia.

Il Parlamento afferma che l'UE deve stabilire un'alleanza con gli Stati Uniti e altri partner che la pensano allo stesso modo per controbilanciare gli sforzi di Russia e Cina per indebolire la democrazia in tutto il mondo e destabilizzare l'ordine politico europeo. Dovrebbe prevedere sanzioni, politiche per contrastare i flussi finanziari illeciti e sostegno agli attivisti per i diritti umani. Sostegno ai paesi confinanti con la Russia

Per quanto riguarda l'aggressione e l'influenza della Russia sul vicinato orientale dell'UE, l'UE deve continuare a sostenere i cosiddetti paesi del "Partenariato orientale" come l'Ucraina o la Georgia e promuovere le riforme europee e le libertà fondamentali nella regione. Questi sforzi dovrebbero anche servire a incoraggiare il sostegno russo alle riforme democratiche.

Ridurre la dipendenza energetica dell'UE dalla Russia, combattendo il "denaro sporco" in casa Il testo afferma inoltre che l'UE deve ridurre la sua dipendenza dal gas russo, dal petrolio e da altre materie prime, almeno finché il presidente Putin è al potere. Il Green Deal europeo e il potenziamento di nuove risorse svolgeranno un ruolo geopolitico cruciale nel raggiungimento di questo obiettivo

 I deputati vogliono che l'UE sviluppi la sua capacità di esporre e fermare i flussi di denaro sporco dalla Russia, nonché di esporre le risorse e le attività finanziarie che autocrati e oligarchi legati al regime hanno nascosto negli Stati membri dell'UE.

Preoccupazioni in vista delle elezioni parlamentari del 2021 in Russia

I membri concludono chiedendo all'UE di essere pronta a negare il riconoscimento del parlamento russo se le elezioni parlamentari del 2021 a settembre si svolgeranno in violazione dei principi democratici e del diritto internazionale.

Citazione 
“La Russia può essere una democrazia e difendere 'Democracy First' nelle relazioni dell'UE con la Russia è il nostro primo compito. L'UE e le sue istituzioni devono lavorare partendo dal presupposto che il cambiamento sia possibile in Russia. Occorre anche più coraggio nell'assumere una posizione forte nei confronti del regime del Cremlino quando si tratta di difendere i diritti umani; questo è l'obiettivo dell'impegno strategico con il popolo russo. Si tratta di porre fine alla repressione interna, restituire la scelta al popolo e liberare tutti i prigionieri politici”, ha affermato il relatore Andrius Kubilius (PPE, Lituania) dopo il voto.

“Inoltre, se le elezioni parlamentari di questa settimana in Russia saranno riconosciute come fraudolente, l'Ue non dovrebbe riconoscere la Duma russa e dovrebbe chiedere la sospensione del Paese dalle assemblee parlamentari internazionali, compresa quella del Consiglio d'Europa. La continua repressione da parte del Cremlino di tutti i candidati dell'opposizione, dei media liberi e delle ONG mina la legittimità e l'equità di queste elezioni. Il popolo russo deve avere il diritto di scegliere e le sue scelte devono essere onorate, come in qualsiasi altro Paese democratico”, ha aggiunto.

Contatti: 
Viktor ALMQVIST Addetto stampa (+32) 228 32834 ; (+32) 470 882942.

Comunicato stampa
16 09 2021

Il Parlamento chiede che la violenza di genere, online e offline, sia trattata come un crimine particolarmente grave con “una dimensione transnazionale".

I deputati chiedono alla Commissione di elencare la violenza di genere come una nuova sfera di criminalità ai sensi dell'articolo 83(1) del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, insieme ad altri crimini che devono essere combattuti su base comune come il traffico di esseri umani, di droga e di armi, il crimine informatico e il terrorismo.

Il testo è stato approvato con 427 voti favorevoli, 119 contrari e 140 astensioni (maggioranza assoluta). Ciò servirebbe da base giuridica per una direttiva UE incentrata sulle vittime, che utilizzi gli standard della Convenzione di Istanbul e altri standard internazionali e dovrebbe includere in particolare:

  • misure di prevenzione, anche attraverso programmi di istruzione sensibili alla dimensione di genere e reattivi agli aspetti intersettoriali
  • servizi di sostegno, protezione e misure di risarcimento per le vittime
  • misure per combattere tutte le forme di violenza di genere, comprese la violenza contro le persone LGBTIQ+
  • standard minimi di applicazione della legge;
  • disposizioni per garantire che gli episodi di violenza di genere siano presi in considerazione nel determinare la custodia dei bambini e i diritti di visita; e
  • cooperazione tra gli Stati membri e lo scambio di migliori prassi, informazioni e competenze. 

Inoltre, i deputati denunciano il femminicidio come forma più estrema di violenza di genere contro le donne e le ragazze e sottolineano che anche negare l'assistenza all'aborto sicuro e legale è una forma di violenza di genere. Oltre ai molti effetti negativi personali, sociali ed economici della violenza di genere, i deputati fanno notare che la situazione è esacerbata con la pandemia e che la mancata risposta sulla carenza di fiducia da parte delle vittime di violenza di genere nei confronti delle autorità di contrasto e del sistema giudiziario è un elemento che contribuisce in modo importante allo scarso numero di denunce.

Contesto
Un terzo delle donne nell'UE ha subito violenza fisica e/o sessuale. Circa 50 donne perdono la vita a causa della violenza domestica ogni settimana e il 75% delle donne in ambito professionale ha subito molestie sessuali.

Prossime tappe
Nel suo discorso inaugurale del luglio 2019 e nei suoi orientamenti politici, la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen si è impegnata a rispondere con un progetto legislativo ogni volta che il Parlamento, a maggioranza assoluta dei suoi membri, adotta una risoluzione che richiede una proposta legislativa.
Contatti:
Federico DE GIROLAMO Addetto stampa PE 
(+32) 2 28 31389 (BXL) (+33) 3 881 72850 (STR) (+32) 498 98 35Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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Comunicato Stampa
11-05-2021 01:38 
I paesi dell'UE dovrebbero garantire l'accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva
                                                                                                                  
Garantire l'accesso all'aborto sicuro e legale                                                                               
Rimuovere tutte le barriere che impediscono il pieno accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva                                                                                                                                       
La pandemia di COVID-19 ha un impatto negativo sulla salute e sui diritti delle donne
I deputati esortano gli Stati membri a proteggere e migliorare ulteriormente la salute e i diritti sessuali e riproduttivi delle donne in un rapporto adottato martedì.
Nel progetto di relazione approvato dalla commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere con 27 voti favorevoli, 6 contrari e 1 astensione, i deputati sottolineano che il diritto alla salute, in particolare i diritti alla salute sessuale e riproduttiva (SRHR), sono diritti fondamentali delle donne che va valorizzato e non può in alcun modo essere annacquato o sottratto. Aggiungono che le violazioni della SRHR delle donne sono una forma di violenza contro donne e ragazze e ostacolano il progresso verso l'uguaglianza di genere. Invitano quindi i paesi dell'UE a garantire l'accesso a una gamma completa di risorse SRHR di alta qualità, complete e accessibili e a rimuovere tutte le barriere che impediscono il pieno accesso a questi servizi.                                                                                                                         
Accesso all'aborto, alla contraccezione e all'educazione sessuale

Diritti delle donne e uguaglianza di genere Gli eurodeputati sottolineano che alcuni Stati membri hanno ancora leggi molto restrittive che vietano l'aborto tranne in circostanze rigorosamente definite, portando le donne a dover cercare aborti clandestini o portare a termine la gravidanza contro la loro volontà, il che è una violazione dei loro diritti umani . Pertanto, esortano tutti gli Stati membri a garantire l'accesso universale all'aborto sicuro e legale e a garantire che l'aborto su richiesta sia legale all'inizio della gravidanza, e oltre se la salute della persona incinta è in pericolo. Ricordano anche che il divieto totale di cura dell'aborto è una forma di violenza di genere. Inoltre, i deputati chiedono che i paesi dell'UE garantiscano l'accesso universale a una gamma di metodi e forniture contraccettive di alta qualità, consulenza familiare e informazioni sulla contraccezione
Esortano inoltre gli Stati membri a garantire l'accesso a un'educazione sessuale completa per i bambini delle scuole primarie e secondarie, poiché l'istruzione SRHR può contribuire in modo significativo a ridurre la violenza e le molestie sessuali.                                                           
 L'impatto negativo della pandemia sulla salute delle donne                                                   

Deplorando che l'accesso all'aborto continui a essere limitato durante la crisi COVID-19, così come gli effetti che la pandemia ha avuto sulla fornitura e sull'accesso ai contraccettivi, i deputati esortano i paesi dell'UE a considerare la salute impatto di questa crisi attraverso una lente di genere e garantire la continuazione di una gamma completa di servizi SRHR attraverso i sistemi sanitari. Citazione Relatore Pedrag Matić(S&D, HR) ha dichiarato: ''Nel testo adottato oggi, chiediamo chiaramente agli Stati membri di garantire l'accesso universale a SRHR per tutti e di dimostrare che il PE ha la forza di contrastare coloro che si oppongono ai diritti umani fondamentali. L'educazione sessuale, l'accesso alla contraccezione e ai trattamenti per la fertilità, nonché l'aborto, costituiscono alcune delle componenti chiave dei servizi SRHR. Si tratta di un passo importante per garantire che tutti i cittadini dell'UE abbiano accesso all'SRHR e che nessuno venga lasciato indietro nell'esercizio del proprio diritto alla salute''.                                    

Contatti Federico DE GIROLAMO Addetto stampa PE (+32) 2 28 31389 (BXL) (+33) 3 881 72850 (STR) (+32) 498 98 359Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.">


Comunicato Stampa

29-04-2021
Il PE condanna le operazioni russe intorno l'Ucraina e gli attacchi in Cechia


L’invasione in Ucraina rappresenterebbe un grave gesto da parte della Russia
Pieno sostegno alla Repubblica Ceca nella disputa diplomatica con la Russia                               
Le autorità russe e il presidente Putin sono pienamente responsabili per le sorti di Alexei Navalny
Il Parlamento è profondamente preoccupato per le recenti operazioni russe al confine con l'Ucraina e del coinvolgimento dei servizi segreti russi con le esplosioni in Repubblica Ceca.
In una risoluzione approvata giovedì, i deputati hanno ribadito la propria preoccupazione per le operazioni militari russe vicino al confine con l'Ucraina e nella Crimea, occupata illegalmente.
I deputati hanno sottolineato che, nel caso le operazioni militari dovessero portare a un'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, l'UE sarebbe tenuta a chiarire che le conseguenze di una tale violazione del diritto internazionale sarebbero gravi. Questo eventuale scenario dovrebbe comportare un arresto immediato delle importazioni UE di petrolio e gas dalla Russia, l'esclusione della Russia dal sistema di pagamento SWIFT, il congelamento dei beni e la cancellazione dei visti per l'Europa di tutti gli oligarchi legati alle autorità russe.
L'aggressione russa in Cechia e la situazione di Alexei Navalny
Nella risoluzione viene condannata anche l’azione dei servizi segreti russi che ha provocato l'esplosione di un deposito di armi a Vrbětice, in Cechia, nel 2014, in cui sono stati uccisi due cittadini cechi. I deputati esprimono la loro profonda solidarietà con il popolo e le autorità della Repubblica Ceca, così come il loro fermo sostegno al paese nella successiva disputa diplomatica con la Russia e l'espulsione del personale delle ambasciate da entrambi i paesi.
Il Parlamento ribadisce anche la propria richiesta per il rilascio immediato e incondizionato del leader dell'opposizione russa Alexei Navalny, la cui condanna è di natura politica e contraria agli obblighi internazionali della Russia in materia di diritti umani. Il testo ricorda alle autorità russe e al presidente Putin che hanno la piena responsabilità della salute e dell'integrità fisica di Alexei Navalny e devono prendere tutte le misure necessarie per proteggere il suo benessere fisico e mentale.
 
Contatti Federico DE GIROLAMO Addetto stampa PE
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<Un’informazione libera e indipendente è una discriminante fondamentale tra i sistemi democratici e i regimi autoritari>.

Giorgio Napolitano

 

                           LIBERTA' D’ESPRESSIONE E LIBERTA' D’INFORMAZIONE

                           di Edoardo Pusillo, docente a.c. di Diritto dell' Unione Europea
                             e membro del Comitato Scientifico del CEDU OdV - Italia

                                                                         Marzo 2021

La libertà d’espressione è uno dei principi fondamentali degli ordinamenti democratici. Essa implica, o meglio include: la libertà di opinione, cioè la libertà di esprimere il proprio pensiero, e la libertà di informazione, cioè la libertà di cercare, ricevere o comunicare informazioni.

La libertà d’espressione attribuisce ad ogni persona la libertà di dire il proprio pensiero, esprimere i propri valori e le proprie convinzioni, sia religiose sia politiche, senza essere discriminati o peggio ancora perseguitati. La libertà d’espressione è un diritto primario, ma anche funzionale ad altri diritti, per usare le parole di Marina Castellaneta <è un valore fondamentale la cui protezione è strumentale anche a garantire l’esercizio di altri diritti e ad assicurare l’affermazione dei valori democratici>[1].

Nell’ambito del diritto internazionale e della tutela dei diritti fondamentali, diritti definiti fondamentali proprio perché imprescindibili, insopprimibili e irrinunciabili, la libertà d’espressione è stata oggetto di numerosi atti quali dichiarazioni, convenzioni, accordi, ecc. Atti finalizzati a garantire l’esercizio della libertà di espressione all’interno degli Stati e attribuire in capo agli organi di uno Stato, sia organo legislativo (cioè il parlamento), esecutivo (il governo) o giudiziario (tribunale), l’obbligo di garantire il rispetto questo diritto.

Il primo atto internazionale in cui viene fatto riferimento alla libertà di espressione gli storici lo fanno risalire al 1789, un testo approvato nel corso della Rivoluzione francese. L’atto è la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” approvato dall’Assemblea Nazionale francese il 26 agosto dello stesso anno.

Nella Dichiarazione del 1789, all’articolo 11, si legge: <La libera manifestazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi dell’uomo; ogni cittadino può dunque parlare, scrivere, stampare liberamente, salvo a  rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla Legge>.

Un altro importante atto internazionale in cui è citata la libertà d’espressione è la  “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 9 dicembre 1948 a New York. La Dichiarazione, all’art 19, afferma che <ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo  e senza riguardo alle frontiere>.

La scelta di prevedere la libertà di espressione attraverso <ogni mezzo> è stata decisamente lungimirante perché consente oggi l’applicazione delle disposizione a tutti i moderni strumenti tecnologici di comunicazione, quindi anche a Internet.

La “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha ispirato altri atti internazionali come la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali approvata dal Consiglio d’Europa (Cedu)[2] il 4 novembre 1950 con l’istituzione della Corte europea dei Diritti dell’Uomo che ha sede anch’essa a Strasburgo. Il Consiglio d’Europa ha, pertanto, avviato un efficace sistema di protezione dei diritti umani salvaguardando gli ideali di libertà, giustizia e democrazia che sono comune patrimonio di civiltà[3].

La Convenzione, all’art 10, articolo interamente dedicato alla libertà d’espressione, sancisce:

<1. Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. Il presente articolo non impedisce agli Stati di sottoporre a un regime di autorizzazione le imprese di radiodiffusione, cinematografiche o televisive.

2. L’esercizio di queste libertà, poiché comporta doveri e responsabilità, può essere sottoposto alle formalità, condizioni, restrizioni o sanzioni che sono previste dalla legge e che costituiscono misure necessarie, in una società democratica, alla sicurezza nazionale, all’integrità territoriale o alla pubblica sicurezza, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute o della morale, alla protezione della reputazione o dei diritti altrui, per impedire la divulgazione di informazioni riservate o per garantire l’autorità e l’imparzialità del potere giudiziario>.

Da ultimo la libertà d’espressione è garantita anche dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea proclamata a Nizza il 7 dicembre 2000 e adattata il 12 dicembre 2007.

La Carta nasce per volontà del Consiglio europeo di Colonia del 1999[4], quando i capi di Stato e di Governo dichiarando che <La tutela dei diritti fondamentali costituisce un principio fondatore dell'Unione europea e il presupposto indispensabile della sua legittimità>[5] sostenendo la necessità di <elaborare una Carta di tali diritti al fine di sancirne in modo visibile l'importanza capitale e la portata per i cittadini dell'Unione>[6].

La Carta all’articolo 11 dedicato alla “Libertà di espressione e d'informazione” sancisce:

<1.       Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera.

2.         La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati>.

La Carta, secondo Marina Castellaneta, colma <una lacuna, almeno formale, nella tutela della libertà di espressione e d’informazione nell’ambito dell’Unione europea anche se tale libertà  in ogni caso era stata riconosciuta in sede giurisdizionale come principio generale del diritto, parte delle tradizioni costituzionali comuni degli Stati membri>[7].

 Da ultimo occorre sottolineare che la  Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea menziona espressamente il rapporto tra l’Ue e il Consiglio d’Europa affermando, nel preambolo, che <nel rispetto delle competenze e dei compiti dell'Unione e del principio di sussidiarietà, i diritti derivanti in particolare dalle tradizioni costituzionali e dagli obblighi internazionali comuni agli Stati membri, dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei Diritti dell'Uomo e delle Libertà fondamentali, dalle carte sociali adottate dall'Unione e dal Consiglio d'Europa, nonché dalla giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea e da quella della Corte europea dei diritti dell'uomo ... >.

La libertà di espressione è ribadita in molti altri atti internazionale, anche al di fuori dei confini europei, per esempio nella Carta africana sui diritti umani  e dei popoli, adotta dall’Organizzazione per l’Unità Africana[8] nel 1981, oppure tra i Paesi di area musulmana la Carta dei diritti dell’Uomo  del 1994 adottata nell’ambito della Lega araba, e ancora nella Dichiarazione dei diritti umani dell’Islam  adotta nel 1990 nell’ambito  dell’Organizzazione  della cooperazione islamica, liberà di espressione ovviamente condizionata al rispetto  della legge islamica.

Veniamo ora alla liberà di informazione che è, come abbiamo visto, parte della libertà di espressione. La stessa assemblea generale dell’Onu nella risoluzione 59 del 14 dicembre 1946 precisava che <la libertà di informazione, che costituisce una tra le diverse modalità di realizzazione della libertà di espressione, è un diritto fondamentale dell’uomo che implica il diritto di raccogliere, trasmettere e pubblicare>[9]. E per indicare gli strumenti idonei a garantire l’applicazione di questo diritto nel 1948 nell’ambito delle Nazioni Unite fu convocata a Ginevra la Conferenza sulla libertà di informazione.

Per libertà di informazione, appunto “parte” della libertà di espressione, si intende il diritto di cercare, ricevere e diffondere informazioni attraverso la stampa, la televisione, Internet o qualsiasi altro mezzo di diffusione.

Perché così importante la libertà d’informazione? La libertà di informazione[10] proprio in quanto diritto di cercare, ricevere e diffondere informazioni è fondamentale perché una persona è informata è conseguentemente in grado di avere una propria opinione quindi di scegliere. In generale possiamo dire che la libertà di informazione è necessaria alla formazione dell’opinione pubblica. Ma non è tutto la libertà di informazione è importante per l’esercizio di altri diritti. Pensiamo ad esempio al diritto di voto,  ogni persona può esercitare compiutamente il proprio diritto di voto (sia attivo ma anche passivo) solo se è informata, per esempio sul programma politico di un determinato partito o di un candidato. Oppure, altro esempio, può esercitare pienamente il proprio diritto all’istruzione o diritto al lavoro se è a conoscenza dei programmi di studio ovvero le materie, gli sbocchi professionali, le opportunità occupazionali e via dicendo.

Sotto taluni aspetti si potrebbe dire che la libertà di informazione è propedeutica ad altri diritti. In altre parole la libertà di informazione è garanzia che gli altri diritti possano essere compiutamente esercitati e tutti possano partecipare ed essere parte della via democratica di uno Stato.

All’inizio del nuovo millennio nuovi diritti sono stati socialmente e politicamente rivendicati. La libertà di informazione, anche in questi casi, ha una grande rilevanza. Oggi molti di questi nuovi diritti sono largamente accettati e riconosciuti e sono disciplinati da atti normativi. Tra i nuovi diritti cito:

-        il diritto ad un ambiente non inquinato;

-        la tutela dei dati personali e della privacy individuale e familiare;

-        la tutela dei consumatori;

-        la partecipazione alla società dell’informazione e l’accesso alla cittadinanza digitale.

Il grande giurista, storico e politologo Norberto Bobbio, pur non usando una terminologia rigorosa e costante, ha posto per primo in evidenza la categoria dei nuovi diritti chiamandoli "diritti della terza generazione" distinguendoli dai "diritti della prima generazione" (cioè i diritti politici, di libertà, di proprietà privata) e dai "diritti della seconda generazione", o diritti sociali, inclusivi dei diritti al lavoro, all’istruzione, alla salute, oltre alle varie prestazioni pubbliche di assistenza e previdenza sociale garantite in particolare dallo Stato sociale o welfare State[11].

Trattando di informazione il pensiero corre, inevitabilmente, anche alla disinformazione ed agli effetti dannosi che può causare. Per disinformazione, prendendo in prestito la definizione del dizionario on line Traccani, si intende la <diffusione intenzionale di notizie o informazioni inesatte o distorte allo scopo di influenzare le azioni e le scelte di qualcuno … >.[12] 

La disinformazione è quindi sempre in agguato ma sta ovviamente al singolo valutare se una notizia è innanzitutto veritiera, cioè rispetta la verità dei fatti, se è una informazione pubblicitaria (o più genericamente appartiene al variegato mondo della comunicazione) quindi è utilizzata da imprese, da partiti politici, gruppi o persone singole per creare consenso intorno alla propria immagine, oppure occorre valutare se si trova di fronte a quelle che oggi si definiscono fake[13] news cioè notizie false, inventate. E la disinformazione, nell’era di Internet, è anche un business il cui giro d’affari è incalcolabile. Molti siti on line nascono e muoiono nel giro di poco tempo e vivono solo per attirare pubblicità e i contratti pubblicitari “vanno” laddove ci sono molte “visite”, o meglio molti “accessi”. Una pagina contenente una notizia clamorosa, anche se falsa, attira inevitabilmente molti visitatori e conseguentemente attira anche pubblicità, e soldi per chi gestisce il sito.

 

 [1]   Marina Castellaneta, La libertà di stampa nel diritto internazionale ed europeo, Cacucci Editore Bari, 2012, Pag 2

[2] A cui l’Italia ha dato esecuzione con legge 4 agosto 1955 n 848.

[3] Cfr Edoardo Pusillo, Europa contenuti politici, giuridici ed economici del processo di integrazione, Ed Ecig – Universitas, terza edizione, 2015

[4] Il  3 - 4 giugno 1999.

[5] Consiglio europeo di Colonia, conclusioni della presidenza, l’allegato IV, decisione relativa all’elaborazione di una Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

[6] Idem.

[7] Marina Castellaneta, La libertà di stampa nel diritto internazionale ed europeo, Cacucci Editore Bari, 2012.

[8] Dal 2001 Unione africana.

[9]  Marina Castellaneta, La libertà di stampa nel diritto internazionale ed europeo, Cacucci Editore Bari, 2012.

[10] Diversa è invece la comunicazione, cioè una informazione, per esempio, pubblicitaria quindi utilizzata da imprese, da partiti politici, gruppi o persone singole per creare consenso intorno alla propria immagine

[11] Cfr Norberto Bobbio, L’età dei diritti, ed Einaudi, 2014.

[12] Https://www.treccani.it/vocabolario/disinformazione/

[13] Fake è un termine inglese traducibile con falso, contraffatto, alterato.

                                                ______________________________________________



Comunicato stampa
04-03-2021

La dimensione di genere deve essere inclusa nei piani di risanamento COVID-19


Giovedì, in un incontro interparlamentare, i deputati, i deputati nazionali e gli ospiti di alto livello hanno discusso del ruolo cruciale delle donne nel guidare la lotta contro la pandemia.
All'apertura di un incontro ospitato dalla presidente per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere Evelyn Regner (S&D, AT) in occasione della Giornata internazionale della donna (IWD), il presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha dichiarato: "La pandemia non ha solo aumentato le disuguaglianze già esistenti , è anche probabile che annulli decenni di successi. Le misure adottate per contenere la diffusione del virus hanno spesso esacerbato il divario di genere. Per garantire che la vita delle donne faccia un passo avanti, non indietro, dobbiamo raggiungere un'autentica uguaglianza. E' ora di porre fine alla retorica e di andare avanti''. Ha aggiunto che il PE controllerà attentamente che la dimensione di genere sia inclusa nei piani nazionali di rilancio.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dedicato questa Giornata internazionale della donna alle donne in prima linea, agli operatori sanitari, alle commesse che tenevano aperti i supermercati, alle madri che si prendevano cura dei propri figli mentre lavoravano da casa e a coloro che hanno perso il lavoro. "Stiamo lavorando per mettere le donne al centro di tutte le nostre politiche", ha aggiunto. “Oggi proponiamo una direttiva sulla trasparenza retributiva : le donne devono sapere se i loro datori di lavoro le trattano in modo equo e, in caso contrario, devono essere in grado di reagire e ottenere ciò che meritano. Entro la fine dell'anno proporremo una nuova legislazione per combattere la violenza contro le donne online e offline.''
La prima presidente donna della Grecia, Katerina Sakellaropoulou, si è concentrata sull'impatto che questa pandemia ha avuto su diversi gruppi vulnerabili di donne: madri single, migranti, donne anziane e donne vittime di violenza domestica in isolamento. Ha inoltre evidenziato che l'86% di coloro che lavorano nel settore dell'assistenza nell'UE sono donne, spesso mal pagate. ''Dobbiamo adottare politiche che tengano conto delle diverse esperienze ed esigenze di uomini e donne'', ha concluso.
La presidente della commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere, Evelyn Regner, ha dichiarato: "È sorprendentemente chiaro che abbiamo bisogno dell'uguaglianza di genere e abbiamo bisogno di donne forti, senza le quali la ripresa economica e sociale rimarrebbe incompleta. È nostro dovere e responsabilità assicurarci che le esigenze diverse ma interconnesse delle persone di tutti i sessi siano prese in considerazione e soddisfatte nella risposta al COVID-19 per costruire una società più resiliente, più equa e più giusta".
Il panel di discussione "Le donne in prima linea: lezioni apprese dalla gestione della crisi" ha dato la parola alle donne leader nei settori politico, economico e sanitario, come Kharija Arib, presidente della Camera dei rappresentanti dei Paesi Bassi, la dott. Isabelle Loeb, direttrice medica dell'ospedale St Pierre di Bruxelles e Kristel Krustuuk, fondatrice di Testlio, per condividere le loro esperienze sul campo. Il vicepresidente del PE Dimitrios Papadimoulis ha concluso il panel, seguito da un dibattito con deputati e membri dei parlamenti nazionali, con le osservazioni conclusive del commissario per l'uguaglianza, Helena Dalli ed Evelyn Regner.
 

Comunicato stampa
02-03-2021 - 11:02

Giornata internazionale della donna 2021: le donne alla guida della lotta al COVID-19

I deputati e i parlamentari nazionali discuteranno il ruolo chiave delle donne nella lotta alla pandemia durante una riunione della commissione interparlamentare giovedì mattina.
L'incontro interparlamentare annuale in occasione della Giornata internazionale della donna riunisce deputati e parlamentari nazionali per discutere di uguaglianza di genere e questioni relative ai diritti delle donne. Il tema di quest'anno è "Siamo forti: le donne guidano la lotta contro il COVID-19".
Dopo una parola introduttiva della presidente della commissione per i diritti delle donne del Parlamento europeo, Evelyn Regner (S&D, AT), i discorsi di apertura saranno pronunciati dal presidente del Parlamento europeo David Sassoli e dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, seguiti da un discorso programmatico del presidente della Grecia, Katerina Sakellaropoulou.
La tavola rotonda principale riguarderà ''Donne in prima linea: lezioni apprese dalla gestione della crisi''. Khadija Arib, Presidente della Camera dei Rappresentanti dei Paesi Bassi, Dott.ssa Isabelle Loeb, Direttore medico dell'Ospedale Saint-Pierre di Bruxelles, Kristel Krustuuk, Fondatore e Responsabile dei test presso Testlio, Carlien Scheele, Direttore dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere, e Concha Andreu, relatore sulla strategia per l'uguaglianza di genere presso il Comitato europeo delle regioni.
Per ulteriori informazioni, compreso il programma completo, fare clic qui . Segui l'evento in diretta qui .

Evento plenario
L'8 marzo, subito dopo l'apertura della sessione plenaria, il PE celebrerà la Giornata internazionale della donna. Il Primo Ministro della Nuova Zelanda, Jacinda Ardern, si rivolgerà ai deputati tramite un videomessaggio preregistrato.
Facebook Live
Sempre l'8 marzo, la presidente della commissione per i diritti delle donne, Evelyn Regner, sarà in diretta su Facebook per rispondere alle domande dei cittadini sullo stato attuale dell'uguaglianza di genere nell'UE e su come la pandemia ha peggiorato la condizione delle donne. Guardalo dal vivo qui .
 
Contatti Federico DE GIROLAMO Addetto stampa PE
 (+32) 2 28 31389 (BXL) (+33) 3 881 72850 (STR) (+32) 498 98 35Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo." style="font-family: 'times new roman', times; font-size: small;">


Comunicato Stampa
11-02-2021


Il governo ugandese deve porre fine alla repressione dell'opposizione e della società civile
 
Le autorità ruandesi devono spiegare la sparizione forzata di Paul Rusesabagina                                         
Le autorità del Kazakistan devono rispettare gli standard internazionali per le elezioni
Giovedì il Parlamento europeo ha adottato tre risoluzioni che fanno il punto sulla situazione dei diritti umani in Uganda, Ruanda e Kazakistan. 
Il Parlamento deplora che le elezioni generali del 14 gennaio in Uganda non siano state né democratiche né trasparenti. I deputati condannano inoltre l'uso eccessivo della forza da parte della polizia e delle forze armate durante le elezioni e la loro crescente ingerenza negli affari politici.
La risoluzione condanna la violenza, le continue molestie e la repressione sistematica cui sono confrontati i leader dell'opposizione politica in Uganda, nonché la repressione della società civile. Tutti gli arrestati e detenuti per aver partecipato ad assemblee politiche pacifiche o per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione e associazione devono essere rilasciati immediatamente e incondizionatamente e le loro accuse devono essere ritirate, afferma il testo
Infine, il Parlamento ribadisce che le sanzioni contro le persone e le organizzazioni responsabili di violazioni dei diritti umani in Uganda devono essere adottate nell'ambito del nuovo meccanismo di sanzione dei diritti umani dell'UE, il cosiddetto EU Magnitsky Act. Il testo è stato approvato con 632 voti favorevoli, 15 contrari e 48 astensioni.Vedi la risoluzione completa qui  (11.02.2021) 
Ruanda: il caso di Paul Rusesabagina I deputati condannano la sparizione forzata, le consegne illegali e la detenzione in incommunicado del difensore dei diritti umani ruandese, critico del governo e vincitore della medaglia presidenziale della libertà Paul Rusesabagina, la cui storia è stata raccontata nel film del 2004 Hotel Rwanda.
Il sig. Rusesabagina, cittadino belga e residente negli Stati Uniti, è stato trasferito con la forza da Dubai a Kigali in circostanze poco chiare il 27 agosto dello scorso anno. È riapparso solo il 31 agosto presso la sede dell'Ufficio investigativo ruandese. Inizialmente è stato accusato di 13 reati, tra cui finanziamento del terrorismo, rapina a mano armata e tentato omicidio. Alcune accuse sono state successivamente ritirate, con quelle rimaste relative agli eventi verificatisi nelle regioni di Nyaruguru e Nyamagabe del paese nel 2018.
Il Parlamento chiede un'indagine internazionale sulla questione ed esprime la sua profonda preoccupazione per la violazione dei diritti di Rusesabagina. I deputati esortano le autorità ruandesi a consentirgli di sottoporsi a un'udienza equa e pubblica da parte di un tribunale competente, indipendente e imparziale che applica gli standard internazionali sui diritti umani e gli concedono consulenza legale di sua scelta. Date le condizioni mediche di Rusesabagina, i deputati chiedono al governo ruandese di garantire, in ogni circostanza, il suo benessere fisico e psicologico e l'accesso a farmaci adeguati.
Il testo è stato approvato con 659 voti favorevoli, 1 contrario e 35 astensioni. Sarà disponibile per intero qui (11.02.2021)
Ci sono ancora molte sfide da affrontare per raggiungere la parità di genere


Comunicato Stampa
11 02 2021


La pandemia COVID-19 sta esacerbando le disparità di genere esistenti 
L'aumento della violenza domestica deve essere affrontato con urgenza.
 
Deve essere garantito l'accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai servizi per i diritti
I deputati hanno valutato i progressi compiuti nel campo dei diritti delle donne negli ultimi 25 anni e le numerose sfide ancora da affron tare, in una risoluzione adottata giovedì
A più di venticinque anni dall'adozione della Dichiarazione di Pechino e della Piattaforma d'azione(BPfA), i deputati si rammaricano che, sebbene siano stati compiuti alcuni progressi, nessuno Stato membro dell'UE abbia raggiunto pienamente gli obiettivi fissati nel testo, come la quinta revisione di il BPFApubblicato dall'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere nel 2020 mostra.
Nella risoluzione adottata con 505 voti favorevoli, 109 contrari e 76 astensioni, i deputati esprimono inoltre profonda preoccupazione per l'attuale pandemia, che esacerba le disparità di genere esistenti, minaccia di invertire i progressi compiuti fino ad ora e potrebbe spingere 47 milioni di donne e ragazze in più sotto la soglia di povertà in tutto il mondo.
Sradicare la violenza di genere. Per contrastare la violenza contro le donne, i deputati ribadiscono il loro appello a ratificare la Convenzione di Istanbul e sollecitano la Commissione a elaborare una direttiva UE per prevenire e combattere tutte le forme di violenza di genere. L'aumento della violenza domestica durante la pandemia COVID-19 deve essere affrontato con urgenza, aggiungono, fornendo servizi di protezione per le vittime, come linee di assistenza telefonica, alloggi sicuri e servizi sanitari.
Sono inoltre necessarie misure specifiche per sradicare la violenza informatica, comprese le molestie online, il cyberbullismo e l'incitamento all'odio, che colpiscono in modo sproporzionato donne e ragazze.
Verso una rappresentanza di genere più equilibrata nell'economia 
Il Parlamento ribadisce la sua richiesta agli Stati membri dell'UE di sbloccare la direttiva sulle donne nei consigli di amministrazione e spinge affinché gli obiettivi, i piani d'azione, le scadenze e le misure speciali temporanee dell'UE si muovano verso una rappresentanza equilibrata in tutte le posizioni esecutive, legislative e amministrative. 
L'adozione della legislazione dell'UE per aumentare la trasparenza salariale aiuterebbe a colmare il divario di genere, sottolineano i deputati, che si rammaricano che la proposta della Commissione su tale questione non sia stata ancora presentata come previsto.
L'accesso universale all'assistenza sanitaria è un diritto umano
Gli eurodeputati sono particolarmente preoccupati da alcune tendenze regressive riguardanti l'accesso ai servizi sanitari in alcuni paesi dell'UE. In particolare condannano il recente divieto de facto dell'aborto in Polonia
L'accesso alla pianificazione familiare, ai servizi di salute materna e ai servizi di aborto sicuro e legale sono elementi chiave che garantiscono i diritti delle donne e salvano vite, sottolineano. Infine, i deputati chiedono anche il rispetto universale e l'accesso ai servizi per la salute e i diritti sessuali e riproduttivi, come concordato nella dichiarazione di Pechino. La Dichiarazione di Pechino è stata adottata dalle Nazioni Unite al termine della 4a Conferenza mondiale sulle donne il 15 settembre 1995 per promulgare una serie di principi sull'uguaglianza di genere. La piattaforma d'azione richiedeva azioni strategiche in una varietà di settori (economia, istruzione, salute, violenza, processo decisionale, ecc.).

Contatti: Nicolas DELALEU Premere Οfficer +32) 2 28 44407 (BXL);    +33) 3881 72097 (STR);+32) 471 95 35 11

Tratta di esseri umani: proteggere donne, bambini e migranti         


Comunicato stampa
10 02 2021

Contrastare l’impunità, criminalizzare lo sfruttamento sessuale delle vittime
  • Internet, social media e nuove tecnologie usati per attirare le vittime
  • Richiedenti asilo, rifugiati e migranti sono i soggetti più a rischio
  • La pandemia COVID-19 ha aggravato la situazione
Il PE chiede che l’uso consapevole dei servizi sessuali forniti dalle vittime di tratta sia criminalizzato, e, in generale, di rafforzare le misure per contrastare il fenomeno.
In una risoluzione, il PE valuta l’efficacia della direttiva anti-tratta del 2011 e chiede misure più dure contro la tratta di esseri umani, in particolare sulla protezione di donne, bambini e migranti. I deputati deplorano l'assenza di dati coerenti, comparabili e dettagliati sulla portata della tratta nell'UE, e invitano i Paesi UE a rafforzare la cooperazione per combattere quelli che spesso sono crimini transnazionali. Il testo non legislativo è stato approvato con 571 voti favorevoli, 61 contrari e 59 astensioni.
Sfruttamento sessuale delle vittime in situazioni precarie
Lo sfruttamento sessuale rimane la forma di tratta più diffusa e segnalata nell’UE, che coinvolge soprattutto donne e ragazze ed è perpetrato in gran parte da uomini. Nella risoluzione, si invita la Commissione a modificare la direttiva anti-tratta per garantire che gli Stati membri criminalizzino esplicitamente l'uso consapevole di tutti i servizi forniti dalle vittime della tratta che comportano lo sfruttamento. Inoltre, i richiedenti asilo, i rifugiati e i migranti, soprattutto donne e minori non accompagnati sono i soggetti che più rischiano di diventare vittime della tratta. Nel testo, i deputati evidenziano il numero molto basso di vittime registrate nelle procedure di protezione internazionale e chiedono ai Paesi UE di garantire che le procedure anti-tratta e quelle di asilo siano interconnesse, deplorando il fatto che le esigenze specifiche delle vittime come le persone LGBTI, le persone con disabilità e le persone appartenenti a gruppi razziali, inclusa la comunità Rom, siano spesso trascurate. L’uso di social media e tecnologie digitali
Internet, i social media e le nuove tecnologie sono spesso utilizzati per reclutare e attirare le potenziali vittime, compresi i bambini. I deputati chiedono dunque alla Commissione e agli Stati membri di trattare la questione dell’uso delle tecnologie online, sia nella proliferazione che nella prevenzione della tratta. Inoltre, il PE:
  • sottolinea che quasi un quarto del totale delle vittime sono bambini e chiede ai Paesi UE di sviluppare misure specifiche per la protezione e l’assistenza;
  • osserva che lo sfruttamento delle vittime della tratta può assumere diverse forme, come lo sfruttamento del lavoro, l'accattonaggio forzato, il matrimonio forzato e fittizio, la criminalità forzata, ma anche la vendita di neonati, il commercio di organi o l'adozione illegale;
  • avverte che la situazione delle vittime della tratta è peggiorata dall'inizio della pandemia e denuncia l'aumento degli annunci online in cui sono presenti vittime della tratta e la domanda di pornografia infantile.
Federico De Girolamo Addetto stampa PE +32) 2 28 31389 (BXL)+33) 3 881 72850 (STR)+32) 498 98 35 91Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.">

Aborto: il divieto de facto in Polonia mette a rischio la vita delle donne

Comunicato Stampa
26-11-2020 - 16:51

La limitazione del diritto all’aborto ha come conseguenza l’aumento di aborti illegali e più pericolosi
  • La sentenza non avrebbe dovuto essere emessa mentre erano in vigore le restrizioni sanitarie e le assemblee pubbliche erano vietate.
  • I diritti umani fondamentali delle donne non sono più garantiti
  • L’UE ha il dovere di reagire al “collasso sistemico dello Stato di diritto
I deputati condannano la battuta d’arresto sui diritti sessuali e riproduttivi delle donne in Polonia e sottolineano l’obbligo legale di rispettarli e proteggerli
Commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere
Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni
Nella risoluzione, il PE afferma che la sentenza del 22 ottobre del Tribunale costituzionale polacco di rendere illegale l’aborto nei casi di gravi e irreversibili malformazioni fetali “mette a rischio la salute e la vita delle donne”, poiché la maggior parte degli aborti legali in Polonia viene praticata per queste ragioni. I deputati avvertono che la messa al bando di questa opzione, che ha rappresentato il 96% delle interruzioni di gravidanza legali in Polonia nel 2019, porterebbe ad un aumento degli aborti “non sicuri, clandestini e potenzialmente mortali”.
Il testo è stato adottato con 455 voti favorevoli, 145 contrari e 71 astensioni. Nella risoluzione si sottolinea come la decisione sia stata presa da “giudici eletti e pienamente dipendenti da esponenti politici della coalizione di governo guidata dal partito Diritto e giustizia (PiS)”.
I diritti delle donne sono diritti umani fondamentali
Il PE sottolinea che, in linea con la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, le leggi restrittive sull'aborto violano i diritti umani delle donne. L’accesso tempestivo e incondizionato ai servizi di salute riproduttiva e il rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza decisionale delle donne in materia di riproduzione sono fondamentali per tutelare i diritti umani delle donne e l'uguaglianza di genere.
I diritti delle donne sono diritti fondamentali e le istituzioni UE e gli Stati membri hanno l’obbligo giuridico di rispettarli e proteggerli. I deputati hanno poi ricordato il sempre maggiore ricorso dei medici polacchi all’obiezione di coscienza, anche nel caso della prescrizione di contraccettivi o dell’accesso allo screening prenatale. Ogni anno migliaia di donne polacche sono costrette a recarsi all’estero per accedere ad un servizio sanitario essenziale come l’aborto, mettendo ulteriormente a repentaglio il loro benessere e la loro salute.
Sostenere i manifestanti, non la violenza
I deputati hanno espresso il loro sostegno e la loro solidarietà ai cittadini polacchi, in particolare alle donne e alla comunità LGBTI+ che “nonostante i rischi sanitari, si sono recate in strada per protestare contro gravi restrizioni delle loro libertà e dei loro diritti fondamentali”, sottolineando come la sentenza sia stata emessa mentre erano in vigore le restrizioni legate alla sanità pubblica a causa della pandemia COVID-19 che hanno ostacolato lo svolgimento di qualsiasi dibattito democratico.
Nel testo viene anche condannato l'uso eccessivo e sproporzionato della forza e della violenza contro i manifestanti da parte delle autorità e di gruppi nazionalisti di estrema destra.
Stato di diritto al collasso in Polonia, UE chiamata a reagire
Secondo il PE, la recente sentenza è un ulteriore esempio “di appropriazione politica della magistratura come parte del collasso sistemico dello Stato di diritto in Polonia”. Si chiede alla Commissione di valutare la composizione del Tribunale costituzionale poiché, secondo il Parlamento, tale composizione costituisce un motivo per contestare le sue sentenze e quindi la sua capacità di difendere la Costituzione polacca, mentre il Consiglio UE è invitato ad affrontare questa e le altre presunte violazioni dei diritti fondamentali in Polonia, conformemente all’articolo 7(1) del Trattato sull’Unione europea.                     

Contatti: Federico De Girolamo Addetto stampa PE (+32) 2 28 31389(BXL);+32) 498 98 35 91Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.">Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo..eu

Adesione e recesso dall'Unione Europea

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Adesione e recesso dall’Unione europea Appuntiper lo studio degli articoli 49 e 50 del TUE
di Edoardo Pusillo, docente a contratto di Diritto dell’Unione europea al Dipartimento di Lingue e Culture Moderne dell’Università di Genova

L’adesione e il recesso dall’Unione europea sono due previsioni che caratterizzano il processo di integrazione sviluppatosi nel corso degli anni. Un “cammino” contraddistinto non solo dal raggiungimento di obiettivi comuni sia economici, giuridici e politici, dal dialogo intergovernativo permanente ma pure dall’allargamento dei confini territoriali e con essi anche culturali[1].
Non deve sfuggire la considerazione che l’UE è una Organizzazione internazionale multilaterale aperta, dove il termine “aperta” sta proprio ad indicare la possibilità degli Stati di aderire in qualsiasi momento o di uscire lasciandosi alle spalle una esperienza, più o meno lunga, di condivisione degli interessi. L’importanza strategica e la forza commerciale raggiunte dall’Unione europea a livello internazionale è innegabilmente un successo storico, capolavoro del funzionalismo[2].

Nel corso di settant’anni di storia le adesioni sono state molte permettendo all’Ue di passare dai sei Stati fondatori (la cosiddetta “Vecchia Europa”) a ben ventotto nel 2013 con l’arrivo della Croazia (ultima adesione in ordine di tempo) mentre a recedere è stato un solo Stato, il Regno Unito, nel 2020, oggi pertanto all’Unione europea è composta da 27 Stati membri.
L’adesione e il recesso dall’Unione sono regolati dalle disposizioni contenute nel Trattato sull’Unione europea, due articoli (il 49 e il 50) che costituiscono la base giuridica per qualsiasi Stato intenda aderire o intenda scioglie il vincolo di partecipazione.
L’art 49 TUE sancisce le regole di adesione.


Occorre, preliminarmente, evidenziare che l’articolo indicando “Ogni Stato europeo ... può domandare di diventare membro dell’Unione” da un lato implica limiti territoriali all’adesione (uno Stato sudamericano, per esempio, non avrebbe titolo per aderire all’UE) dall’altro enuncia, ma non definisce, il concetto di “Stato europeo”. Secondo la Commissione si tratta di una nozione che esprime una comunanza di idee e di valori associando <elementi geografici, storici e culturali che contribuiscono
tutti insieme a forgiare l’identità europea ...>[3]. Poiché il contenuto di tale nozione è suscettibile di cambiamento nel corso del tempo la Commissione ha pertanto escluso di fissare i limiti dell’espansione dell’UE rimandandone la definizione agli anni a venire[4].
Dalla lettura dell’articolo 49 del Trattato sull’Unione europea si desume che l’adesione di nuovi Stati all’Ue si realizza attraverso una fase “europea” (a cui partecipano le istituzioni Ue) ed una fase “intergovernativa” (a cui partecipano le istituzioni e tutti gli Stati membri). La prima riguarda l’iter della domanda di adesione. Essa deve essere presentata dal Paese richiedente al Consiglio e quest’ultimo, ricevuta la formale richiesta, dopo aver informato i Parlamenti degli Stati membri, si pronuncia all’unanimità dopo essersi consultato con la Commissione (che esprime un parere) ed avere ottenuto il consenso del Parlamento (due condizioni indispensabili). La valutazione delle istituzioni europee si basa sull’accertamento del rispetto dei cosiddetti “criteri di ammissibilità” da parte dello Stato richiedente di cui si dirà a breve.
La seconda fase è invece finalizzata a definire e regolare le condizioni di ammissione e si basa sull’accordo raggiunto attraverso negoziati (che si svolgono durante conferenze intergovernative) tra le istituzioni europee, tutti gli Stati membri ed il Paese richiedente. Oltre a sostenere il Paese candidato nella preparazione all’adesione, i negoziati permettono all’UE programmare e organizzare l’ingresso di un nuovo Stato. Completati i negoziati tutti i termini e le condizioni di adesione, comprese eventuali clausole di salvaguardia e disposizioni transitorie, sono inseriti in un trattato, il trattato di adesione.

Tale trattato richiede il consenso del Parlamento europeo e l’approvazione unanime del Consiglio.
Il trattato di adesione deve successivamente essere ratificato da tutti gli Stati membri conformemente alle loro rispettive norme costituzionali.
Per quanto riguarda i citati “criteri di ammissibilità” all’Ue il riferimento è ai criteri approvati dal Consiglio europeo svoltosi a Copenaghen nel 1993 (sinteticamente definiti “Criteri di Copenaghen”) e completati in occasione del Consiglio europeo di Madrid nel 1995:

Essi, sinteticamente, sono:
 il criterio politico cioè la presenza di istituzioni stabili che garantiscano la democrazia, lo stato di diritto, il
rispetto dei diritti dell’uomo, delle minoranze e la loro tutela;
 il criterio economico cioè l’esistenza di un’economia di mercato affidabile;
 il criterio dell’acquis cioè l’impegno ad accettare gli obblighi derivanti dall’adesione e, in particolare, di
attuare le norme, le regole e le politiche dell’Ue, nonché la partecipazione all’unione politica, economica e monetaria.
L’art 50 TUE sancisce le regole del recesso. Non prevista dai “vecchi” Trattati europei probabilmente per ottimismo un po’ eccessivo la possibilità di uscire dall’Unione europea è stata inserita nei Trattati europei solo recentemente con le modifiche
introdotte dal Trattato di Lisbona[5]. Lo Stato che decide di uscire dall’Ue deve notificare tale intenzione al Consiglio europeo.
A differenza del procedimento di adesione che è costituito da due fasi (una “europea” e l’altra “intergovernativa”) la procedura di recesso si svolge tutta internamente all’Unione poiché l’uscita dall’Ue non prevede né l’approvazione né la ratifica da parte degli Stati membri della decisione di uno Stato di porre fine alla partecipazione all’Ue. La “separazione” è una decisione unilaterale e pertanto non è condizionata ad alcuna approvazione.
L'Unione ricevuta la formale comunicazione di recesso avvia i negoziati con lo Stato che recede per definire un accordo (ma è possibile anche che non sia raggiunto) sulla base degli orientamenti formulati dal Consiglio europeo e volto a definire le modalità dell’uscita. Se raggiunto tale accordo è concluso a nome dell'Unione dal Consiglio (l’istituzione che rappresenta i
governi degli Stati membri), che delibera a maggioranza qualificata[6] previa approvazione del Parlamento europeo. I trattati europei e le norme europee cessano di essere applicati allo Stato che esce dall’Ue alla data di entrata in vigore dell’accordo di recesso oppure, se tale accordo non viene raggiunto, due anni dopo la notifica del recesso. Il Consiglio europeo d’intesa con lo Stato interessato può però decidere, all’unanimità, eventuali proroghe.
Restano successivamente solo da chiarire le relazioni future tra i Paesi Ue e il Paese distaccatosi. Attraverso ulteriori negoziati è auspicabile venga definita una posizione comune. L'accordo sul futuro delle relazioni è del resto finalizzato a delineare condizioni di reciprocità attraverso le quali le due parti si impegnano a cooperare.
Un Paese “uscito” dall’Unione europea potrà comunque chiedere successivamente di rientrarvi ma la sua richiesta dovrà essere sottoposta ad una nuova, e completa, procedura di adesione.
1
[1]“Uniti nella diversità” è il motto dell’Unione europea.
[2]Il funzionalismo, che ha avuto tra i suoi maggiori sostenitori Jean Monnet e Robert Schuman, prevedeva una integrazione progressiva tra Stati ma per singoli settori o funzioni che avrebbero dato luogo, passo dopo passo, a fenomeni condivisione sempre più complessi.
[3]Commissione, L’Europa e le sfide dell’allargamento, in Boll CE, supppl 3/92, 11
[4]Cfr. Lucia Cavicchioli, commento dell’art 49 TUE, in Antonio Tizzano (a cura di), Trattati dell’Unione europea e della Comunità europea, Giuffrè editore, Milano, 2004
[5]Firmato il 13 dicembre 2007 ed entrato in vigore il 1° dicembre 2009.
[6] La maggioranza qualificata quando il Consiglio non delibera su proposta della Commissione è raggiunta se vota a favore almeno il 72% degli Stati che rappresentano almeno il 65% della popolazione dell'Ue.

Notizie di settembre e ottobre dal Parlamento europeo 15 09 2020

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Notizie di settembre e ottobre dal Parlamento europeo

15 09 2020

Reazione di Marie Arena, presidente della sottocommissione per i diritti umani, alla condanna del giornalista algerino
Khaled Drareni.

"La condanna a due anni di reclusione in appello per il giornalista Khaled Drareni blocca il diritto alla libertà di espressione
in un paese in cui la libertà di stampa è stata cara ma salvaguardata. Non c'è democrazia senza giustizia, né giustizia senza
libertà. I giornalisti difendono i diritti umani. Chi altri può garantire l'indipendenza dell'informazione in Algeria? "

Maggiori informazioni

Khaled Drareni è direttore del sito di notizie Casbah Tribune e corrispondente in Algeria per il canale francofono TV5 Monde e per Reporter Senza Frontiere (RSF).
È stato imprigionato il 29 marzo, accusato dalle autorità di "incitamento all'assemblea disarmata" e di "indebolimento dell'unità nazionale".
Questa condanna ha suscitato la condanna delle associazioni per la difesa dei diritti umani e di quelle delle organizzazioni di giornalisti.
Khaled Drareni è stato condannato a seguito della sua copertura, il 7 marzo, di una manifestazione dell'algerino Hirak .

Contatti: Viktor ALMQVIST Addetto stampa (+32) 2 28
31834 (BXL) Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. 
foreign-Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. @EP_HumanRights
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Donne in politica: tendenze locali ed europee - Scambio di opinioni - 10.09.2020

Il 10 settembre 2020, i membri della FEMM ascolteranno la presentazione da parte di un rappresentante del Consiglio dei comuni e delle regioni d'Europa (CCRE) dei principali risultati e raccomandazioni dello studio su "Donne in politica: tendenze
locali ed europee".
Lo studio fornisce un'analisi approfondita della rappresentanza femminile in 41 paesi europei ea tutti i livelli di governo, dai consigli locali fino al Parlamento europeo.
Il CERM sarà rappresentato dalla Sig.ra Carola Gunnarsson, Lord Mayor di Sala (Svezia), Portavoce del CEMR per gli Affari Internazionali, Vicepresidente europeo delle Città Unite e dei governi locali.
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Aung San Suu Kyi sospesa dalla comunità del Premio Sacharov 10-09-2020

Comunicato Stampa

La Conferenza dei presidenti del Parlamento ha deciso giovedì di sospendere formalmente la vincitrice del Premio Sakharov
Aung San Suu Kyi dalla Comunità del Premio Sakharov.
La decisione della Conferenza dei presidenti (Presidente e leader dei gruppi politici) di escludere formalmente Aung San Suu
Kyi da tutte le attività dei vincitori del Premio Comunità Sacharov è una risposta alla sua incapacità di agire e alla sua
accettazione dei crimini in corso contro la comunità Rohingya in Myanmar.
La Comunità del Premio Sakharov collega deputati, vincitori e società civile per aumentare la cooperazione sull'azione per i diritti umani a Bruxelles ea livello internazionale. Serve come canale di comunicazione che consente ai vincitori e al Parlamento di affrontare congiuntamente le violazioni e le questioni dei diritti umani.

Background

Nel 1990, il Parlamento europeo ha insignito l'allora leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi con il Premio Sacharov per la libertà di pensiero per aver incarnato la lotta per la democrazia del suo paese.
Un anno dopo, ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace.
Aung San Suu Kyi è attualmente Consigliere di Stato e Ministro degli Affari Esteri del Myanmar.

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Violazioni dei diritti umani nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), Mozambico e Filippine

Comunicati stampa
17-09-2020 - 16:51

Giovedì il Parlamento ha adottato risoluzioni che fanno il punto sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica democratica del Congo, in Mozambico e nelle Filippine.
Il Parlamento europeo è fortemente preoccupato per il grave pericolo che deve affrontare Sakharov e il premio Nobel per la
pace Dr. Denis Mukwege e condanna le recenti minacce alla sua vita, nonché quelle fatte contro la sua famiglia e i membri del personale presso l'ospedale di Panzi dove lavora.

Dal luglio di quest'anno, il dottor Mukwege ha ricevuto minacce sempre più gravi e continue in risposta ai suoi ripetuti appelli per porre fine all'impunità per gli autori di crimini sessuali e massacri a Kipupu, Sange e nella provincia dell'Ituri nel paese.

I deputati elogiano il dottor Mukwege per il suo coraggio e il suo impegno per tutta la vita nella lotta all'uso della violenza
sessuale come arma di guerra e di conflitto armato.
Accolgono inoltre con favore la decisione delle Nazioni Unite di ripristinare la protezione della sicurezza per lui. Il governo della RDC non deve ritardare lo svolgimento di un'indagine completa sulle minacce, come promesso dal presidente della RDC Félix Tshisekedi, afferma il testo.

La situazione umanitaria in Mozambico

I deputati sono molto preoccupati per il deterioramento della situazione della sicurezza nel Mozambico settentrionale, in
particolare nella provincia di Cabo Delgado, ed esprimono le loro condoglianze alle vittime delle violenze in
corso. Dall'ottobre 2017, il cosiddetto gruppo terroristico Al-Shabaab, presumibilmente affiliato al gruppo armato che si
autodefinisce Provincia dello Stato Islamico dell'Africa Centrale, ha lanciato oltre 500 attacchi violenti nell'area, terrorizzando
la popolazione locale, provocando oltre 1500 vite e portando allo sfollamento di oltre 250 000 persone.
La risoluzione sottolinea che gli attuali problemi di sicurezza aggravano ulteriormente una situazione umanitaria già
estremamente fragile derivante da alti livelli di sottosviluppo, shock climatici e conflitti. Chiede alle autorità del Mozambico di
intraprendere un'azione decisiva per contrastare l'insurrezione islamista, ricordando anche loro la loro responsabilità di
assicurare alla giustizia tutti i sospettati di attività terroristica attraverso processi equi. I deputati sottolineano che, se non
interrotta, l'insurrezione potrebbe potenzialmente crescere e estendersi ai paesi vicini, minacciando la stabilità regionale come
si è visto nel Sahel e nel Corno d'Africa.

Le Filippine

Il Parlamento esprime la sua più profonda preoccupazione per il rapido deterioramento della situazione dei diritti umani nelle
Filippine sotto la presidenza di Rodrigo Duterte e invita il governo del paese ad attuare tutte le raccomandazioni delineate
dall'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani per affrontare una serie di questioni serie, come la uccisioni "diffuse e sistematiche" legate alla campagna antidroga delle autorità.
 
I deputati denunciano con forza le migliaia di esecuzioni extragiudiziali e altre gravi violazioni dei diritti umani legate alla
cosiddetta "guerra alla droga".
Condannano inoltre tutte le minacce, molestie, intimidazioni, stupri e violenze contro coloro che cercano di esporre le accuse di esecuzioni extragiudiziali e altre violazioni dei diritti umani nel paese, inclusi i diritti umani e attivisti ambientali, sindacalisti e giornalisti.
Il Parlamento è ulteriormente allarmato per il deterioramento del livello di libertà di stampa nelle Filippine e condanna tutte le minacce, le molestie, le intimidazioni, i procedimenti ingiusti e le violenze contro i giornalisti, compreso il caso di Maria Ressa. Tutte le accuse politicamente motivate contro di lei e dei suoi colleghi dovrebbero essere ritirate, afferma la risoluzione.

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L'opposizione democratica in Bielorussia ha ricevuto il Premio Sacharov 2020 per la libertà di pensiero. 22 -10 -2020

Comunicato Stampa

Giovedì a mezzogiorno, il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha annunciato, in plenaria a Bruxelles, i vincitori
del Premio, a seguito di una precedente decisione della Conferenza dei Presidenti (Presidente e leader dei gruppi politici). Il
Presidente Sassoli, ha dichiarato: “Desidero congratularmi con i rappresentanti dell'opposizione bielorussa per il loro coraggio,
la loro resilienza e la loro determinazione. Si sono dimostrati e continuano a dimostrarsi forti di fronte a un avversario molto
più potente. Ma ciò che li sostiene è qualcosa che la forza bruta non potrà mai sconfiggere: la verità. Ecco dunque il mio
messaggio per voi, cari vincitori: continuate ad essere forti e non rinunciate alla vostra lotta. Sappiate che siamo con voi”.
“Vorrei aggiungere una parola anche sulla recente uccisione di uno dei finalisti di quest'anno, il signor Arnold Joaquín
Morazán Erazo, parte del gruppo ambientalista di Guapinol.
Il gruppo si sta opponendo a una miniera di ossido di ferro in Honduras. È imperativo che venga avviata un'indagine credibile, indipendente e immediata su questo caso e che i responsabili siano chiamati a risponderne”, ha aggiunto.
L'opposizione democratica in Bielorussia è rappresentata dal Consiglio di coordinamento, un'iniziativa di donne coraggiose e
di personalità politiche e della società civile.
La Bielorussia si trova nel bel mezzo di una crisi politica, dopo le controverse elezioni presidenziali del 9 agosto che hanno
portato a una rivolta contro il presidente autoritario Aliaksandr Lukashenka e a una successiva repressione brutale dei
manifestanti da parte del regime. La cerimonia di premiazione del Premio Sacharov si terrà il 16 dicembre.
Mercoledì, il Parlamento ha anche adottato delle nuove raccomandazioni che chiedono una revisione globale delle relazioni
dell'UE con la Bielorussia.

Contesto 
Il Premio Sacharov per la libertà di pensiero viene assegnato ogni anno dal Parlamento europeo. È stato istituito nel
1988 per onorare le persone e le organizzazioni che difendono i diritti umani e le libertà fondamentali. Il suo nome è in onore del fisico sovietico e dissidente politico Andrei Sacharov e il premio in denaro è di 50.000 euro.
L'anno scorso il premio è stato assegnato a Ilham Tohti, un economista uiguro che lotta per i diritti della minoranza uigura
cinese.
Contatti: Federico DE GIROLAMO Addetto stampa PE (+33) 3 881 72850 (STR)tel:(+32) 2 28 31389 (BXL) (+32)
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I deputati chiedono all'UE di riconoscere il ruolo fondamentale che le donne svolgono nella politica estera e nella
sicurezza internazionale e ad adattare la sua politica di conseguenza.

Comunicato Stampa 23-10-2020 - 12:56

Il testo, adottato venerdì con 477 voti favorevoli, 112 contrari e 94 astensioni, invita il Servizio europeo per l'azione
esterna (SEAE), la Commissione, le agenzie dell'UE e gli Stati membri a integrare sistematicamente l'integrazione della
dimensione di genere nella politica estera e di sicurezza dell'UE . I deputati insistono inoltre sul fatto che si tenga conto
delle molteplici forme di discriminazione (come razzismo, sessismo e classismo) vissute da individui e gruppi
emarginati. Accolgono con favore la proposta della Commissione di presentare un nuovo piano d'azione di genere
sull'uguaglianza di genere e l'emancipazione nelle relazioni esterne (GAP III 2021-2025) nel 2020 e affermano che l'85%
dell'assistenza ufficiale allo sviluppo (APS) dovrebbe andare a programmi che includono l'uguaglianza di genere come
un obiettivo significativo o principale.
Proteggere i diritti delle donne e promuovere la partecipazione delle donne
Il rapporto sottolinea che le donne svolgono un ruolo fondamentale nel portare la pace nei paesi tormentati dai conflitti.

L'equa partecipazione delle donne ai negoziati di politica estera dell'UE e ai processi di pace e sicurezza è collegata a una maggiore prosperità economica e al progresso della sicurezza globale, della democrazia e della pace sostenibile, affermano i
deputati. Pertanto, invitano il SEAE e gli Stati membri a garantire la piena partecipazione delle donne alle varie fasi del ciclo
del conflitto, nel contesto delle attività di prevenzione e mediazione dei conflitti dell'UE.
Il Parlamento invita inoltre la Commissione e il SEAE a sostenere sistematicamente la salute ei diritti sessuali e riproduttivi, nonché l'accesso alla pianificazione familiare, alla contraccezione e ai servizi di aborto sicuro e legale. Per affrontare la povertà tra le donne, combattere lo sfruttamento e promuovere un mercato del lavoro più inclusivo, i deputati esortano anche gli Stati membri e le istituzioni dell'UE ad aumentare i finanziamenti, ad esempio fornendo microcrediti.

Contesto 
Le donne rimangono largamente sottorappresentate e sottovalutate nella politica e nei processi decisionali nell'UE e
nel mondo, in particolare nei settori della politica estera e della sicurezza internazionale. Nell'UE, sei donne ricoprono la carica
di ministro della Difesa e solo tre su 27 ministri degli esteri sono donne.
GAP II ha fissato l'obiettivo di integrare le azioni di genere nell'85% di tutte le nuove iniziative entro il 2020, ma nel 2018
solo tra il 55% e il 68% dei nuovi programmi includevano il genere.

https://eeas.europa.eu/delegations/mali/28415/node/28415_ky

Contatti: Nicolas DELALEU Premere Οfficer tel:(+32) 2 28 44407 tel:(+33) 3 881 72097 (+32) 471953511

Notizie di luglio e agosto dal Parlamento europeo

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07 luglio 2020
La Presidenza tedesca delinea le priorità alle commissioni del Parlamento Europeo. La Germania detiene la Presidenza del Consiglio fino alla fine del 2020.

Comunicati stampa

Diritti delle donne e uguaglianza di genere
Venerdì 3 luglio 2020, Franziska Giffey, Ministro per la famiglia, gli anziani, le donne e la gioventù, ha dichiarato alla commissione per i diritti delle donne che la presidenza ha due priorità principali sull'uguaglianza di genere. In primo luogo, affrontare la mancanza di parità tra uomini e donne sul mercato del lavoro, in particolare presentando una direttiva sulla parità di retribuzione a novembre. In secondo luogo, porre fine a tutte le forme di violenza di genere, in particolare spingendo affinché la Convenzione di Istanbul venga ratificata da tutti gli Stati membri e istituendo un'unica linea di assistenza a livello europeo per le donne in emergenza.
Nel dibattito, gli eurodeputati hanno chiesto al ministro come intendeva fare progressi sulla direttiva sulle donne nei consigli, che è stata bloccata in Consiglio da otto Stati membri, compresa la Germania. "Terrò discussioni mirate e lotterò molto per fare progressi su questo fascicolo", ha risposto. Diversi deputati hanno inoltre chiesto che tutte le politiche dell'UE, compreso il prossimo QFP e il piano di ripresa, includano una prospettiva di genere.

07-07-2020  
I ministri stanno delineando le priorità della Presidenza tedesca del Consiglio dell'UE alle commissioni parlamentari, in una serie di riunioni.

Commissione giuridica
Martedì 7 luglio, il ministro della giustizia e della tutela dei consumatori Christine Lambrecht ha parlato di come affrontare le ripercussioni della crisi COVID-19 sulle restrizioni alla libertà di espressione, lo stato di diritto e la crescente diffusione della disinformazione e dell'incitamento all'odio online. Ha confermato che il futuro quadro per l'IA, la strategia sui diritti di proprietà intellettuale, la digitalizzazione della giustizia e la responsabilità sociale delle imprese saranno al centro delle prossime riunioni.
Il presidente della commissione ha accolto con favore l'ambizione dimostrata dalla presidenza e ha sottolineato che i prossimi sei mesi saranno cruciali per il futuro dell'Europa e daranno forma al resto del mandato del Parlamento. Diversi eurodeputati hanno parlato della mancanza di coordinamento e interoperabilità delle app di tracciamento COVID-19, dell'indipendenza della magistratura nel prossimo meccanismo dello stato di diritto, delle priorità del Digital Services Act e hanno ribadito la necessità di sbloccare finalmente la situazione di stallo sulle donne nei fascicoli "di bordo" e "rapporto paese per paese" del Consiglio.

Affari Esteri
Lunedì 13 luglio 2020, il ministro degli Esteri Heiko Maas ha sottolineato che l'intensificazione della cooperazione politica ed economica con i paesi africani sarà una delle priorità dell'agenda della Presidenza. Quando si tratta della Cina, il ministro degli Esteri ha chiarito che l'UE può progredire nelle sue relazioni con la Cina solo se continua a parlare con una sola voce. Ha espresso la speranza di organizzare quanto prima un incontro di alto livello tra l'UE e la Cina.
Per quanto riguarda i legami dell'UE con la Russia, il sig. Maas ha affermato che la politica dell'UE nei confronti della Russia non potrà essere rivalutata fino a quando non sarà cessata la violenza nell'Ucraina orientale. In merito all'allargamento dell'UE, ha sottolineato di essere soddisfatto che l'UE abbia accettato di aprire i negoziati di adesione sia con l'Albania che con la Macedonia del Nord. I deputati hanno anche interrogato Heiko Maas sulle politiche dell'UE nei confronti di Russia, Cina e Turchia, la situazione in Siria e Libia, le interferenze straniere e la disinformazione ei colloqui in corso tra Serbia e Kosovo per risolvere le loro controversie territoriali.

Libertà civili, giustizia e affari interni
La riforma della politica comune in materia di migrazione e asilo è stata al centro del dibattito con il ministro dell'Interno Horst Seehofer il 13 luglio in seno alla commissione per le libertà civili. Sebbene non sia possibile portare a termine il lavoro legislativo quest'anno, la Presidenza tedesca cercherà di mediare un accordo politico nei settori più importanti, basato sulla solidarietà, l'equità e l'efficienza, ha promesso Seehofer. I deputati lo hanno interrogato sulle attività di ricerca e soccorso e sulla migrazione legale, che considera un elemento chiave di qualsiasi strategia di migrazione, ma che non implica un "libero accesso incondizionato all'Europa".
Seehofer ha sottolineato la necessità di rafforzare la cooperazione tra le forze di sicurezza nell'UE e garantire finanziamenti adeguati per le agenzie che contribuiscono alla sicurezza dei cittadini dell'UE. Rispondendo alle domande degli eurodeputati sull'estremismo e la radicalizzazione, il ministro ha sottolineato che la lotta all'estremismo di destra è una delle priorità della presidenza tedesca.

Sicurezza e difesa
Martedì 14 luglio, il ministro della Difesa Annegret Kramp-Karrenbauer ha sottolineato che la crisi del COVID-19 segnerà la politica di difesa e sicurezza della Presidenza. Ha detto agli eurodeputati che la Presidenza si concentrerà sulla resilienza europea. L'Europa non è stata in grado di agire quando si tratta di minacce ibride, che include lo scenario di una pandemia, ha detto.
La sig.ra Kramp-Karrenbauer ha anche parlato della sovranità europea, sottolineando che l'UE ha bisogno di maggiori capacità e risorse, soprattutto nelle relazioni con la NATO. Ha sottolineato l'importanza del Fondo europeo per la pace, quando si tratta della partecipazione di paesi terzi alle missioni dell'UE.
 
Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare
Giovedì 16 luglio, il ministro per l'alimentazione e l'agricoltura Julia Klöckner ha affermato che garantire una disponibilità di cibo sufficiente e sicura sarà fondamentale per uscire dalla crisi del COVID-19. La signora Klöckner ha sottolineato la strategia Farm to Fork e concordando sulla riforma della PAC dell'UE come priorità principali per la presidenza, oltre a lavorare per creare un sistema di etichettatura nutrizionale a livello di UE e un'etichetta per il benessere degli animali, nonché ridurre lo spreco alimentare.
Diversi eurodeputati hanno sollevato domande sulla strategia per la biodiversità, l'inquinamento da agricoltura, il benessere degli animali e la protezione degli impollinatori attraverso la riduzione dell'uso di pesticidi. Hanno anche discusso del cibo biologico e della protezione degli agricoltori dell'UE, anche negli accordi commerciali dell'UE con i paesi terzi.

Occupazione e affari sociali
Giovedì 16 luglio, il ministro del Lavoro e degli affari sociali Hubertus Heil ha detto ai deputati che la solidarietà e il rafforzamento della sicurezza sociale sarebbero in cima all'agenda, con una proposta legislativa per un salario minimo e conclusioni del Consiglio sui sistemi di sicurezza sociale di base previste in autunno. In merito all'intelligenza artificiale (AI) e al lavoro sulle piattaforme, il ministro Heil ha affermato che il progresso tecnologico e sociale dovrebbe andare di pari passo e che l'IA non dovrebbe sostituire i dipendenti, ma supportarli. Tra le priorità figurano anche la garanzia dei diritti umani e delle condizioni di lavoro nelle catene di approvvigionamento globali, nonché la ricerca di un accordo sul coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale entro l'anno.
Le domande dei membri si sono concentrate sulla salute e la sicurezza dei lavoratori, lo stato di avanzamento di un programma di riassicurazione contro la disoccupazione dell'UE, una maggiore garanzia per i giovani, i diritti delle persone con disabilità e la garanzia dell'uguaglianza di genere nella progettazione delle politiche. Diversi membri hanno sottolineato che i lavoratori transfrontalieri e stagionali necessitano di una migliore protezione sociale e condizioni abitative.  

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Nella prossima agenda DROI del 31 agosto 2020
25-08-2020 - 16:38
 La sottocommissione per i diritti umani terrà uno scambio di opinioni con il dottor Denis Mukwege, vincitore del Premio Sakharov 2014 e Premio Nobel per la pace 2018, per il primo incontro dopo la pausa estiva. Denis Mukwege è stato ripetutamente minacciato di morte per aver denunciato violazioni dei diritti umani, violazioni sessuali contro le donne e recenti sviluppi preoccupanti, inclusi omicidi di massa.
L'incontro affronterà anche le sfide nell'attuazione delle raccomandazioni relative ai diritti umani contenute nel Rapporto cartografico delle Nazioni Unite, 10 anni dopo la sua pubblicazione, alla presenza del Rappresentante dell'Alto Commissario per i diritti umani, DRC MONUSCO-Headquarter.

•    PROSSIMI MEETING DROI - 31 agosto e 7 settembre 2020
 20-08-2020 - 15:09  Nel contesto della crescita esponenziale della malattia da coronavirus (COVID-19), il presidente del Parlamento europeo ha annunciato una serie di misure per contenere la diffusione dell'epidemia e salvaguardare le attività centrali del Parlamento.  
 Il 2 luglio 2020 la Conferenza dei presidenti ha aggiornato il calendario delle attività del PE.
Le attività principali sono ridotte, ma mantenute per garantire che le funzioni legislative, di bilancio e di controllo dell'istituzione insieme a questioni urgenti nel campo dei diritti umani e della democrazia siano proseguite.
A seguito di queste decisioni, la prossima riunione dei sottocomitati DROI è prevista per lunedì 31 agosto dalle 13.45 alle 15.45 e lunedì 7 settembre dalle 9.00 alle 11.00e dalle 11.30 alle 12.30. Questi incontri si terranno a distanza.

Comunicati stampa
I deputati chiedono alle autorità iraniane di ascoltare Nasrin Sotoudeh che mette a rischio la sua vita per salvare i prigionieri politici

18-08-2020 - 14:21
 
I principali deputati esprimono preoccupazione per la salute della vincitrice del Premio Sacharov Nasrin Sotoudeh e chiedono alle autorità iraniane di ascoltare la sua richiesta di giustizia.
Heidi Hautala, vicepresidente responsabile per la democrazia, i diritti umani e la comunità Sakharov, e Maria Arena, presidente della sottocommissione per i diritti umani, hanno rilasciato la seguente dichiarazione sul rinnovato sciopero della fame di Nasrin Sotoudeh e sull'aumento della pressione sulla sua famiglia:
"Siamo fortemente preoccupati per la salute della nostra vincitrice del Premio Sacharov Nasrin Sotoudeh. Per la seconda volta in meno di sei mesi, mette a rischio la sua vita in uno sciopero della fame, poiché le autorità iraniane si rifiutano di rispondere a qualsiasi comunicazione che richieda azioni legali. per il rilascio di difensori dei diritti umani e prigionieri di coscienza. La situazione ingiusta e illegale dei prigionieri politici in Iran è stata aggravata durante la pandemia COVID-19. Sono stati ampiamente esclusi dal rilascio di massa di prigionieri nel marzo 2020 in risposta allo scoppio di Corona e continuano ad essere privati del loro diritto legale di ricorso.
Nasrin Sotoudeh sta scontando una pena detentiva di 38 anni con accuse inventate e subisce un trattamento arbitrario. Alla fine di luglio, il procuratore di Teheran ha congelato i suoi conti bancari senza giustificazione. Ieri, sua figlia Mehraveh è stata arrestata e rilasciata in attesa di una seconda convocazione.
Tuttavia, il coraggio di Nasrin Sotoudeh non diminuisce, mentre continua ad alzare la voce per i più vulnerabili. È tempo che le autorità iraniane ascoltino la sua richiesta di giustizia e si astengano dal fare pressioni sulla sua famiglia! "
Per ulteriori informazioni contattare:
Ufficio di Heidi Hautala, tel. +32 2 28 45518, e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. Unità Azioni sui diritti umani, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
                       
Maria Arena condanna fermamente l'uccisione dell'attivista per i diritti umani Zara Alvarez
Comunicato Stampa 26-08-2020 - 16:43
Maria Arena, presidente della sottocommissione per i diritti umani (DROI), ha rilasciato la seguente dichiarazione dopo l'uccisione di Zara Alvarez, paralegal dell'alleanza per i diritti umani Karapatan:
“Sono stata molto rattristata e allarmata dalla notizia dell'uccisione della signora Zara Alvarez lunedì 17 agosto 2020. Secondo quanto riferito, è stata colpita a morte da persone sconosciute lungo Santa Maria Street a Eroreco a Barangay Mandalagan, città di Bacolod
La signora Zara Alvarez era una nota difensore dei diritti umani che lavorava come assistente legale per Karapatan (l'Alleanza per il progresso dei diritti delle persone). Ha ricevuto molte minacce ed è stata soggetta a ripetute molestie a causa del suo impegno per i diritti umani.
Condanno fermamente l'uccisione della sig.ra Zara Alvarez e desidero fare eco all'appello dell'Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani per un'indagine indipendente, approfondita e trasparente sul suo omicidio al fine di identificare tutti i responsabili, assicurarli alla giustizia e sanzionarli come previsto dalla legge.
Rimango ugualmente preoccupata per le uccisioni e gli attacchi in corso contro tutti coloro che agiscono per proteggere e garantire i diritti e le libertà e per promuovere la pace e lo sviluppo sostenibile nelle Filippine. Posso solo sottolineare che la protezione dei difensori dei diritti umani, compresa la loro sicurezza e benessere psicologico, nonché la loro capacità di svolgere le loro attività senza impedimenti o timori di rappresaglie, costituisce una parte essenziale del dovere dello Stato ”.

Per ulteriori informazioni contattare:
Ufficio di Maria Arena : 0032 2 28 45690 ; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.